La sedia, la poltrona, il divano, l’amaca non sono niente in confronto al materasso, il massimo che c’è. Siamo in via Papa Pio XII. Sono passati undici giorni. Il materasso a molle e a una piazza giace ancora lì, davanti alla fila di cassonetti. Non è stato abbandonato nottetempo. Il materasso per le prime 48 ore ha avuto persino il numerino scritto su un biglietto. Le intemperie se lo sono portato via. Era il numero della prenotazione per il ritiro dato al legittimo proprietario dall’Amiu giovedì primo ottobre.

Il cittadino per bene ha sollecitato il ritiro un altro paio di volte, poi è venuto in redazione. Ha voluto che indagassimo per sapere quale torto avesse fatto all’Amiu per avere in cambio una simile indifferenza. Ha giurato sulla sua buona pensione – giuramento valido quindi – di aver pagato la tari e tutti gli altri balzelli. Nessun complotto, però, si è trattato solo della solita sufficienza e distrazione. Il materasso non si è mosso di un centimetro.

È ancora lì, da undici giorni. Il cassonetto a cui è stato appoggiato è vuoto. Il segno che gli operatori ecologici passano regolarmente in via Papa Pio XII. Nemmeno nessuno di loro, però, ha sentito il bisogno di sollecitare i colleghi incaricati della raccolta specifica o il quartier generale. Niente di grave, ci mancherebbe. Ma è da certi particolari che si giudica l’andazzo generale. La sedia è l’ideale, per chi è troppo stanco e vuole riposare, ma il materasso, il materasso, il materasso… è il massimo che c’è.