Noi che la Croce Rossa Italiana non l’abbiamo mai vissuta, che non abbiamo mai avuto il privilegio di servirla e di essere annoverati tra le file dei suoi volontar, vorremmo dare un consiglio a tutti i quadri dell’associazione, eletti o nominati: abbassate i toni. È davvero molto triste constatare che gran parte delle ordinanze emesse a qualsiasi livello contenga proposte di provvedimenti disciplinari o la loro impugnazione,che la parte normativa delle attività di volontariato sia composta per la gran parte da divieti, che il più grande affronto che un volontario possa compiere nella sua attività non sia quello di trascurare la sofferenza umana ma di parlare con un giornalista.

È proprio questa grandissima mancanza di trasparenza, favorita dall’incalzante processo di privatizzazione, che rende ancora più imperativa un’azione giornalistica di indagine su un mondo che, dietro la rossa divisa, è fatto di appalti, concessioni, compravendite e consulenze che nulla di umanitario hanno né hanno mai avuto.

Se pensate che le due parole più importanti per la Croce Rossa 2.0, quella partorita dal duo Rocca-Ronzi, quella che deve far credere in un vero salto di qualità, siano umanità ed imparzialità sbagliate di grosso. Le due parole più usate nei corridoi di via Toscana sono intimazione e diffida, racchiuse nell’oggetto di centinaia di missive che vengono consegnate, a spese dei contribuenti, ai volontari che hanno osato camminare fuori dal sentiero tracciato dal grande e potente padre di questa associazione.

E se si spezzettano i contratti di appalto per consentire le proroghe degli affidamenti, sempre agli stessi soggetti, senza necessariamente andare a gara e rimanere sotto la soglia di valore imposta dalla legge Merloni poco importa. Predicare il cambiamento e non cambiare nulla. Contare sull’apparenza, lasciando indietro la sostanza sono obblighi che chi vuole continuare a governare una nave allo sbando deve mantenere in modo fermo. La trasparenza è sempre un’altra cosa, tu continua a chiamarla, se vuoi, privatizzazione ma per il tuo bene ti prego, non parlare con i giornalisti.