La vicenda dei 23 precari assunti dal Teatro Pubblico Pugliese, così, come un regalo di Natale, ha scontentato più d’uno. Diverse segnalazioni ci sono giunte in redazione da parte di chi si è sentito in qualche modo penalizzato dal comportamento della Regione Puglia. Come ente pubblico, un blitz di stabilizzazioni di dipendenti è fuori norma e in tanti ci hanno chiesto di approfondire la questione, spiegando di fatto come starebbero realmente le cose. Ebbene, dopo la notizia delle stabilizzazioni, siamo andati a scavare neanche troppo in profondità, tra le delibere della Giunta regionale, e ne abbiamo trovato una in particolare.

Nella delibera 1770 del 24 settembre 2013, la Giunta afferma che: “Il Teatro Pubblico Pugliese è un Ente Pubblico Economico ai sensi del d.lgs. 267/2000, non ha fini di lucro ed è interamente partecipato da comuni e province pugliesi, nonché dalla Regione Puglia (l.r. 16 Aprile 2007, n.10 art. 47 e D.G.R. n. 551 del 9 Maggio 2007, ed art. 39 l.r. n. 19 del 31/12/2010) quale socio di maggioranza assoluta”.

Il TPP, dunque è un ente pubblico e, come qualsiasi azienda partecipata, non dovrebbe assumere così, con una mega infornata di stabilizzazioni ma, come ci si aspetterebbe, tramite concorso pubblico regolarmente bandito.

Si potrebbe obiettare che il TPP non è propriamente un’azienda, come ente pubblico senza scopo di lucro potrebbe anche non dover essere soggetta alle stesse regole di una municipalizzata qualsiasi. Tuttavia la delibera prosegue con approfondite altre motivazioni tra cui:“In termini giuridici, la Regione ha sul TPP una “influenza dominante” esercitando di fatto un controllo ‘analogo a quello esercitato nei confronti dei propri servizi’ in riferimento alla direzione, coordinamento e supervisione dell’intera attività svolta dal Teatro PubblicoPugliese”

Infine, tra le condizioni richieste per l’attuazione di interventi, ad esempio con fondi europei:
“L’Amministrazione aggiudicatrice deve esercitare sul soggetto un controllo analogo a quello esercitato nei confronti delle proprie strutture (structural subordination)”

Questo sembra escludere a priori qualsiasi ulteriore interpretazione di comodo, per cui le assunzioni dovrebbero essere regolate dalle stesse normative valide per l’ente regionale. Insomma, dopo i canonici 36 mesi di lavoro a tempo determinato, nel Privato arriva la trasformazione, mentre nel Pubblico ci dovrebbe essere l’intervento economico, e non a caso diciamo “dovrebbe”. La verità, stando ai fatti, è che esistono pesi e misure differenti a seconda della realtà che si vuole pesare.