Sì, vabbè, la sedia. Certo, un grande  intramontabile classico per riservarsi un parcheggio, ma ha i suoi limiti oggettivi. Il segnale internazionale di “Quello è il posto mio”  lascia spazio all’interpretazione: io lo vedo, lo rispetto, lì non mi metto. Mi sposto più in là, tanto dall’altro lato sta spazio. Ed ecco che lì dove la sedia presidiava il posto per una Lancia Thesis, adesso a stento ci entra una Fiat Panda.

Una sedia, un secchio, una paletta sono messaggi efficaci, ma perfettibili. Indicano che lì c’è un parcheggio riservato, ma non dove comincia e dove finisce. La soluzione è tanto semplice quanto efficace. Due cassette della frutta. “Da qui a qui è il posto mio”.

Splendido esempio di questa evoluzione del linguaggio sono quelle nella foto in alto, lasciate a presidiare un parcheggio di fronte a largo Santa Chiara, a Barivecchia. Tra qualche tempo, forse, troveremo segnali luminosi e avvisi sonori.