I reati ambientali sono in crescita del 9,7% rispetto al 2010. In particolare aumentano i furti di opere d’arte, gli incendi boschivi e il racket degli animali; Mentre cemento, rifiuti illegali e illeciti dell’agroalimentare si confermano i settori maggiormente redditizi per la criminalità organizzata.

Ancora una volta Campania, Calabria e Sicilia insieme alla Puglia rappresentano il fulcro nazionale delle ecomafie. In queste zone si registrano i dati più preoccupanti per l’ambiente e la parte pulita dell’economia ecologica.

Al primo posto ci sono gli interessi economici per il ciclo dei rifiuti: su un totale di 5.284 infrazioni accertate, l’8% (421 casi) riguardano il territorio pugliese. Segue il traffico di cemento con 6.662 reati pervenuti e 8.745 persone denunciate in Italia con 683 accertamenti in Puglia, circa il 10% del totale. In forte espansione anche il mercato internazionale degli animali che vede nel porto di Bari un crocevia fondamentale per il trasporto in Europa, con l’ascesa costante a livello nazionale dell’archeomafia.

Nella classifica generale della criminalità la Puglia si classifica al quarto posto, mentre per i rifiuti illegali risulta al terzo gradino della graduatoria.

“I dati sono dovuti al lavoro eccellente delle forze dell’ordine, ma si può fare molto poco se non ci sono delle norme che puniscano con maggiore severità chi viola le leggia ambientali – commenta il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati – Ma lo Stato da solo può fare poco, deve cambiare la cultura della popolazione, e vedo ancora un lungo percorso da compiere per raggiungere buoni risultati”.

Laudati sfutta l’occasione per denunciare “l’assoluto stato di illegalità in cui continua ad operare la Repubblica di Bari, che rappresenta al meglio le contradizioni del Mezzoggiorno. La sede di via Nazariantz è un luogo di legalità ma convive da troppi anni con una situazione di instabilità assoluta”.

4 luglio 2012

Daniele Leuzzi