Le ispezioni sono state condotte in collaborazione con la struttura veterinaria e i tecnici delle ASL competenti che hanno verificato le infrazioni per le quali si è proceduto al sequestro dei prodotti, per un totale di quasi 100 chili, tra pesce, polpo in primis e alimenti di altro genere. Nelle zone controllate, sono stati notificati 3 verbali di contestazione di illecito amministrativo con  sanzioni per  11.500 euro.

A Mola, le forze dell’ordine hanno denunciato un pescivendolo per frode e vendita di sostanze alimentari non genuine: l’uomo, oltre al vendere seppie e gamberi come freschi ma in realtà decongelati, spacciava tranci di pesce persico, poco costoso, per filetto di cernia, molto più caro e pregiato, stessa prassi per spigole e orate, provenienti dalla Grecia e vendute come esemplari di pesce nostrano.

Nei cento chili di prodotti sequestrati,  trenta sono di polpo, venduto sotto misura. La norma del 2005 dell’Ue prevede che questo non possa essere commercializzato nei Paesi europei se non corrisponde a un peso minimo che è di 750 grammi  per la pesca nelle acque dell’Ue, di  500 grammi se i polpi  provengono dalle acque  dei  paesi terzi situati. Se di peso inferiore,  questi non possono essere tenuti a bordo, trasbordati, sbarcati, trasportati, immagazzinati, esposti per la vendita, messi in vendita, venduti o commercializzati.

La restante parte confiscata, settanta chili di prodotti ittici e alimentari, mancava del requisito oggettivo di rintracciabilità del prodotto. A mettere a dura prova il debole dei pugliesi per il pesce crudo e cotto sono queste pratiche illegali di pesca e conservazione,  molto più frequenti di quello che si pensa.

Nemmeno un mese fa sul tratto di lungomare che va da Palese a Torre a Mare  sono stati sequestrati 1.100 ricci di mare e un quintale di pesce e crostacei, venduti illegalmente dagli ambulanti abusivi, senza nessun rispetto delle norme in materia di igiene e sicurezza degli alimenti.

Dominga D’Alano