Ciao Kiko, già ti immagino da qualche parte lassù a parlare di musica e dispensare aneddoti, quegli aneddoti che solo tu sapevi.

Ho appreso la triste notizia con grande tristezza ieri mattina ed è stato veramente difficile buttare giù qualche riga che non fosse scontata. Una vita nella musica interrotta così all’improvviso, la tua carriera come tour manager, il tuo fantastico bus come Dr Kiko, ed è bellissimo leggere messaggi di affetto e stima in ogni dove da band come Mogwai o Primal Scream, ma per me sarai sempre l’amico con cui ho condiviso la consolle, avviato progetti importanti per la nostra città, parlato di musica per ore, fatto anche televisione e radio.

Sono tornato indietro al Beatnik degli anni 90, il primo club rock a Bari, quando Cesare Veronico ci fece incontrare in un progetto che sembrava azzardato ma che poi ebbe un successo incredibile per la nostra generazione, eravamo appassionati di musica e tu mi ha aperto un mondo, mi hai fatto scoprire tante band e suoni, i tuoi racconti, gli aneddoti, i dischi che mi hai regalato, le risate ogni volta che ci incontravamo, i Nirvana che hanno rischiato di venire a suonare a Bari (solo tu potresti capirla questa cosa!), il concerto dei Mogwai, gli Urusei Yatzura all’Hype di Trani, i New Fast Automatic Daffodils, i Super Furry Animals, gli Uzeda, la politica, l’esperienza in tv e poi in radio insieme al grande Enzo Mansueto.

I ricordi si rincorrono, sei stato un appassionato consapevole di musica, mi hai insegnato anche a rischiare, eri un passo avanti a tutti o forse due, c’era tanto in te, la città di Manchester, il britpop, il nostro “Trainspotting”. Le discussioni in consolle mentre denigravi band che a me piacevano tanto, un giorno con la tua “r” inconfondibile mi dicesti ridendo: “Ti ho portato il nuovo disco di una band che a me fa cagare ma a te piacerà e anche al tuo pubblico!”. Era il nuovo dei Green Day, scartai quel disco e misi, senza sapere nulla (prima in consolle si rischiava ora non più) il singolo “Basket Case”, il resto è storia. Un altro giorno mi portasti il primo disco dei Chemical Brothers, mi dicesti “Ascolta questi, questi ti piaceranno e piacciono anche a me, fanno elettronica ma secondo me funziona”, ed ha funzionato, come se fossimo all’Hacienda, unire il popolo del rock con quello dell’elettronica, sembrava un azzardo soprattutto a Bari, ma anche questa volta hai avuto ragione.

Ora sei da qualche parte lassù, ti porterò sempre dentro di me, nei miei ricordi, ciao Kiko, grazie di tutto.