“Buongiorno dottoressa, lei sicuramente non si ricorda di me, ma io di lei sì, non potrò mai dimenticare il giorno in cui l’ho conosciuta. È stato il 24 luglio di quest’anno, quando con i soccorritori del 118 è venuta a casa dei miei genitori perché mio padre, malato terminale, stava molto male”.

Inizia così la lettera toccante scritta da Margherita che ha come destinatario la dottoressa del 118 Grazia Nacci, salita qualche giorno fa agli onori della cronaca per essere andata su tutte le furie il 31 dicembre all’ospedale San Paolo di Bari dopo aver appreso che nei cento prescelti per il vaccino non era stato inserito neppure un medico, un infermiere, un autista o un soccorritore del 118.

È proprio lei su Facebook a pubblicare integralmente la lettera ricevuta. “Oggi mentre sistemavo le sue carte, ho ritrovato il certificato che attestava la morte di mio padre ed era firmato da lei – scrive Margherita a Grazia -. Volevo solo ringraziarla, volevo ringraziare lei e i soccorritori per la professionalità ma soprattutto per tutta l’umanità che avete messo nel tranquillizzare e confortare mio padre nei suoi ultimi minuti di vita”.

“La ringrazio, perché prese stupidamente a litigare col vicino cafone che sbraitava per fare spostare l’ambulanza, non ci siamo accorte, o semplicemente non volevamo capire, che ci stavamo perdendo gli ultimi momenti di mio padre – si legge nella lettera -. Grazie a lei e ai soccorritori, per aver reso meno terribile l’agonia di mio padre. Grazie perché nonostante fosse un paziente terminale, avete fatto tutto quello che potevate non considerandolo solo un numero. Grazie per aver cercato di tranquillizzarlo nel momento in cui non ne siamo state capaci”.