Nei giorni scorsi non si è parlato d’altro che della sentenza della Corte dei Conti, sezione del Lazio, che a dicembre scorso ha giudicato quattro dirigenti pubblici responsabili in primo grado di danno erariale. È stata esaminata la convenzione del 118 della provincia di Latina e dalle diseconomie che tale accordo avrebbe recato alle casse pubbliche. Da qui è partito il lavoro della magistratura contabile. In tanti si sono affrettati a leggere la sentenza nella giusta, ma sola ottica di atto sanzionatorio di uno spreco di denaro pubblico.
Proviamo, però, a fare un passo in avanti. Proviamo ad analizzare gli atti. Due dei condannati, Carlo Monti e Tommaso Longhi, erano all’epoca dei fatti, pro tempore ognuno, direttore generale presso il Comitato Centrale della Croce Rossa Italiana. Sì, proprio l’organo domiciliato nello storico palazzo romano al civico 12 di via Toscana. La procedura di controllo contabile viene attivata nel momento in cui il nostro attuale direttore generale dell’Idi nonché presidente uscente di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, si è appena insediato quale Commissario governativo.
Accertato che qualcosa non torna, tra i conticini, Rocca invia un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti e nel frattempo cosa fa? Sospende i due interessati dall’inchiesta? Li mette ai margini? Li deferisce o sospende? Assolutamente no, mica sono dipendenti da mandare in mobilità, da licenziare, presidenti da commissariare per una frase sconveniente scritta sulla propria pagina persinale su Facebook. Questa è gente seria che fa sul serio. Quindi Carlo Monti, sotto inchiesta dal 2006 e a dicembre condannato a risarcire 1.533.000 euro, ha continuato a fare carriera in Cri essendo, come da ultimo organigramma, oggi Direttore del Servizio Trattamento economico e giuridico del personale.
La carriera dell’altro compagno di sventura, quel Tommaso Longhi che deve risarcire all’erario oltre 2.777.000 euro, è per noi un pochino più suggestiva. Leggiamo, da una vecchia copia del Corriere della Sera del 2012, che questo signore, lasciata non immediatamente ma probabilmente per lungimiranza via Toscana, avrebbe percorso la stessa strada che ha poi portato Francesco Rocca a servizio dell’ospedale religioso più grande della Capitale, il famoso Idi.
“Tommaso Longhi… ex manager della Croce Rossa, – scrive la collega del CorSera – traghettato da Decaminada all’Idi e coinvolto nel progetto «Objectif Congo», la costituzione di una società per lo sfruttamento del petrolio congolese mascherata da operazione umanitaria. Probabilmente l’operazione più spregiudicata (la società è tuttora attiva) della precedente gestione…”. Anche un altro, tra i nomi dei concorrenti nell’illecito, ci dice qualcosa. Si tratta di Vitaliano De Salazar, oggi alla guida della ASL Roma G, ma in passato direttore generale dell’Ospedale Sant’Andrea, dove Rocca ha mosso i primi passi ed appreso i rudimenti dell’arte di fare management nel settore sociosanitario.
Salazar come Longhi, deve risarcire quasi tre milioni di euro. Ci sono strade che vengono percorse sempre più spesso e nomi che ricorrono. Continuiamo nel nostro tentativo di leggere i fatti oltre la superficie, mentre voi continuare a chiamare la svendita del nome e del patrimonio della più grande associazione umanitaria italiana semplicemente privatizzazione.