Vorremmo offrire a tutti i nostri affezionati lettori, soprattutto a quanti si sentono ingiustamente chiamati in causa, i migliori auguri per la festa di mezza estate. Riteniamo doveroso spiegare il percorso di ricerca della verità fatto finora dal nostro giornale, raccontandovi anche quanto ancora leggerete fino alla fine della bella stagione e oltre.

Ci siamo ineteressati della più grande associazione di volontariato d’Italia per puro caso. Sembra difficile da credere, ma è proprio così. Il nostro impatto con la Croce Rossa Italiana è avvenuto dopo alcuni fatti di cronaca. Complice la rete, abbiamo iniziato ad essere bersagliati da una serie di segnalazioni, alcune anonime, altre firmate e ben documentate, che accendevano un riflettore sulla situazione ritenuta di pessima gestione nella quale un Ente pubblico, poi parzialmente privatizzato, si è venuto a trovare.

Siamo stati guidati nei palazzi, ospitati nelle strutture, accompagnati sulle ambulanze e nei sotterranei di un castello edificato sulla supponenza di chi ad interessi morali elevatissimi ha anteposto la propria carriera ed il proprio rendiconto. Recentemente il Censis ha documentato come ben undici milioni di italiani abbiano rinunciato a curarsi, facendosi togliere i denti per risparmiare sulle terapie, evitando gli accertamenti diagnostici per la prevenzione delle malattie mortali, tanto per fare qualche esempio. Il tutto allo scopo di risparmiare qualche centinaio di euro per far studiare i figli o arrivare a fine mese senza saltare nemmeno un pasto.

C’è una gigantesca fetta di popolazione che guadagna molto meno dei propri genitori, ormai fuori dal mercato del lavoro, e questa situazione è di una gravità eccezionale. Croce Rossa Italiana è nata sui campi di battaglia, ma in tempi di pace ha saputo spostare la sua attività umanitaria tra la gente, la povera gente. I volontari e le crocerossine hanno insegnato ai poveri a lavarsi i denti e le mani; a difendersi da mosche e zanzare; a prevenire e curare le malattie endemiche dell’inizio del ventesimo secolo: la malaria, la tubercolosi, insieme al tifo ed al colera.

Tutto ciò al di fuori dei nosocomi, pochi e costosi, e senza togliere nulla alla società borghese che sviluppava i suoi traffici e spostava le sue ricchezze, incurante di quella fetta di popolazione, la maggioranza, che non poteva neppure avvicinarsi ad un ospedale o ad un medico. Proprio Croce Rossa Italiana ha supportato ed aiutato milioni di nostri concittadini, consentendo loro una vita più salutare e civile. Traghettata nel terzo millennio, però, ha subìto il decreto di riordino, la privatizzazione e la metamorfosi da associazione no profit ad associazione smart profit. Adesso tutto è guadagno e convenzione, contratti di somministrazione lavoro o di lavoro intermittente e poltrone, prima inesistenti ed ora trasformate in fontane d’oro per pochi Re Mida.

E la vicinanza alla povera gente? Ormai non è più utile al modello di business che si sta cercando di trapiantare a forza anche nelle sedi che una volta appartenevano al movimento internazionale ispirato dalle idee di Dunant e che oggi sono pegno per il prestito ponte che un pool di banche, guidate da Unicredit, sta somministrando per via sottocutanea a questo gigante asfittico e morente.

La differenza di vedute tra i volontari e chi pretende di guidarli in forza di regolamenti di cartone (si prenda ad esempio la vicenda delle incompatibilità elettorali valide per tutti i mortali ad eccezione della presidente regionale della Puglia), è sempre più grande. Lo scollamento tra una classe dirigente assolutamente autoreferenziale ed i volontari che si sbattono tutti i giorni per assicurare il finanziamento di attività e servizi completamente estranei all’oggetto sociale alla nuova Cri, è totale.

S’impone una scelta di campo tra i volontari, per evitare che queste forze finora vitali per contribuire a sostenere lo stato sociale nel Paese vengano incanalate in un circuito di produzione di profitti scarsamente controllabile. Il tutto sotto lo sporco mantello di quella che ci si ostina a chiamare privatizzazione. Termine non rispondente alla verità, ma politicamente corretto. Certamente più corretto di tante prassi raccontate finora.

Buon Ferragosto a tutti, prinicipalmente ai volontati veri, molti dei quali sostituiranno le meritate ferie con faticosi turni di servizio, sempre per aiutare i vulnerabili ed i bisognosi, ovunque si trovino. Noi siamo dalla vostra parte, solo dalla vostra parte. Non abbiamo interessi personali, non cerchiamo poltrone e incarichi, a dispetto di quanto una certa parte del sistema voglia far credere. La distrazione di massa è l’arma più antica che si possa utilizzare contro i giornalisti che vogliono chiarire aspetti poco ispezionati. Del resto, se ci pensate bene, dovremmo essere il quarto potere e invece spesso siamo costretti a lavorare con le armi caricate a salve, mentre altri hanno quintali di pallettoni a disposizione. Si va avanti, perché la Croce Rossa e i suoi volontati meritano rispetto.