“Liberi tutti”, anche le prostitute sfruttate sulla strada provinciale Adelfia Rutigliano, uno dei supermercati del sesso più grandi del Barese. Stamattina abbiamo contato dieci donne in tutto, le stesse presenti prima del lockdown. Sono romene e più in generale dell’Est.  Bionde, bruno, alte, magre o in carne, mettono in mostra il corpo in vendita per pochi euro. Sulla provinciale buche sempre più profonde e clienti rallentano il traffico in entrambi i sensi di marcia.

La metà delle schiave, qualcuna apparentemente rassegnata all’idea di non avere alternative, indossa la mascherina e in borsa oltre i preservativi ha uno o due flaconi di gel igienizzante.

Una di loro, contattata telefonicamente dopo aver letto l’annuncio su un sito di incontri – lo stesso che di tanto in tanto innesca inchieste e qualche arresto – è costretta a lavorare di giorno per strada, mentre dalle 18.40 a mezzanotte ospita in un appartamento al quartiere San Pasquale di Bari. “La mia casa è pulita come una camera d’albergo”, dice al cliente ansioso del contagio.

Maria (nome di fantasia) non lascia niente al caso, soprattutto dopo l’emergenza coronavirus. In borsa ha un termoscanner portatile per misurare la temperatura corporea del cliente e, su richiesta, anche a se stessa. Una necessità non certo un gioco erotico. Non ha il saturimetro, ma onestamente sarebbe chiedere troppo. Per quanto si possano prendere precauzioni il rischio di contrarre il virus è elevatissimo. Il viavai di clienti è incessante, ormai non ci sono limiti. Si può sempre dire di essere andati a incontrare un’amica.

“Non possiamo stare ancora ferme ne va del nostro futuro”, spiega la donna. Nessuna intervista, ma prima di minacciare la distruzione dell’auto come tutte le colleghe e come già avvenuto in passato, Maria lancia un appello: “Fate indossare sempre il guanto (preservativo ndr.), la mascherina e igienizzatevi le mani prima e dopo il rapporto sessuale”. Purtroppo tante donne, per strada e in casa, non mettono in campo le stesse precauzioni. In tempi di polemiche per i tanti assembramenti, il rapporto sessuale e il conseguente contatto strettissimo, resta la principale causa di contagio, anche del coronavirus.