“Nel 1993 il nuovo sistema elettorale per i Comuni segnò uno spartiacque fra due stagioni della politica italiana e fu visto come indispensabile a un riavvicinamento fra i cittadini e le istituzioni in un momento di grave crisi. Il fatto che oggi sia il sistema elettorale più longevo e più apprezzato è la prova che ha funzionato bene, nell’arco di trent’anni, garantendo insieme governabilità e alternanza”.

Ha iniziato così il suo discorso il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, in occasione del convegno per i 30 anni della legge sull’elezione diretta dei sindaci alla Camera. Il sindaco di Bari ha chiesto l’eliminazione del limite dei due mandati di cui lui, come altri primi cittadini delle Città metropolitane, sono direttamente interessati in quanto alle prossime amministrative non saranno rieleggibili.

“I sindaci hanno stabilito con i cittadini un rapporto di fiducia basato sui fatti e sulla possibilità di verificare l’operato dell’amministrazione al termine del mandato” queste le parole di Decaro, aggiungendo che “Limitare a due mandati l’impegno di un sindaco significa limitare la possibilità di un’amministrazione di programmare: prima di mettere in cantiere e realizzare interventi sulle città ci vogliono 7 anni”.

“Pensiamo debbano essere i cittadini a decretare la fine del mandato, quando ci giudicheranno non più adatti a proseguire” ha dichiarato Decaro e ha continuato dicendo che giorni prima il Comitato direttivo dell’Anci ha approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si chiede al Parlamento di valutare l’abolizione del limite del secondo mandato per tutti i Comuni. “I due mandati sono un limite al diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo che non vale per nessun’altra carica elettiva e per nessun altro livello di governo, e non esiste in nessun altro Paese”.

Il presidente dell’Anci ha concluso dicendo: “Apprendiamo dei blitz parlamentari con l’obiettivo di rimettere mano ai sistemi elettorali, senza nemmeno aver chiesto il nostro parere. Crediamo che sia un fatto allarmante su cui ci auguriamo si abbiano i dovuti ripensamenti e si cerchi un confronto comune, scevro da qualsiasi dietrologia”.