Dalle Istituzioni la gente aspetta di essere tutelata, non trattata come carne da macello. Tra i 161 dipendenti del Centro di accolglienza per richiedenti asilo di Bari, la tensione è alle stelle. Si sono riuniti in un comitato.  Domani, alle 9.00, protesteranno davanti al palazzo del Prefetto Carmela Pagano. Non c’è stato verso finora di far inserire nel capitolato l’ormai maledetta “clausola sociale”, quella che consentirebbe ai lavoratori di conservare il proprio posto di lavoro dopo otto anni.

Il comunicato dei dipendenti è accorato e durissimo: “Un bando che favorisce la mafia – scrivono indignati – I lavoratori del C.A.R.A. diventeranno i nuovi profughi del lavoro?” Una rabbia comprensibile, certamente più della chiusura di cderti rappresentanti delle istituzioni. Neppure l’unità di vedute dei sindacati e l’intervento del sindaco di Bari Antonio Decaro sono serviti a molto.

“Con grande preoccupazione – scrivono i dipendenti – leggiamo nell’Avviso Pubblico per la gestione del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Bari Palese, (C.I.G. 65705 15082) la mancanza di alcuni elementi quali la non previsione della “clausola sociale”, la previsione minima dei requisiti di partecipazione, la previsione della durata per un solo anno. Questo nuovo bando, così strutturato per volontà delle Istituzioni, non tiene conto di questi elementi e di conseguenza del diritto dei lavoratori al mantenimento del posto di lavoro, del livello occupazionale acquisito, della professionalità raggiunta e lo standard di qualità dei servizi quotidianamente erogati”. Siamo al paradosso e non le mandano a dire, lo mettono nero su bianco.

“Noi 161 lavoratori, da più di 8 anni, svolgiamo la nostra attività quotidiana, notturna e diurna, feriale e festiva, per il buon funzionamento del Centro. Nel corso di questo lungo periodo abbiamo maturato competenze e professionalità che ci hanno permesso di gestire il transito di oltre 26.000 persone, provenienti da oltre 60 Nazioni diverse. Nessuno scandalo ci ha mai coinvolto, come le cronache televisive e giudiziarie ampiamente raccontano, nessun lucro sui benefit erogati, nessuna inadempienza a danno dei migranti, nessuno di noi senza stipendio a fine mese”. Insieme a loro, anche noi ci domandiamo perché avvenga tutto questo. Perché è diventato d’un tratto imprescindibile distruggere ciò che funziona. E ancora. A chi giova tutto questo? Perché far naufragare i lavoratori e le loro famiglie? Il riferimento sempre rispettoso alla vita del migrante è costante.

E alla fine l’invito dei dipendenti alle Istituzioni chiamate in causa in questa pagina triste del lavoro barese. “Rettificate l’attuale bando – concludono – Pubblicatene uno che preveda l’inserimento della clausola sociale nel rispetto di quanto stabilito dal codice degli appalti e dall’ Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, i requisiti idonei all’attività da svolgere per selezionare aziende capaci di affrontare seriamente il lavoro, una previsione temporale più lunga per dare un minimo di orizzonte a noi lavoratori”.

L’appello è rivolto a politici, sindacalisti e rappresentanti delle Istituzioni. La richiesta urgente è al ministro dell’interno Angelino Alfano e al Prefetto Mario Morcone Capo dipartimento Libertà Civili e Immigrazione. “Non vogliamo rinunciare ai nostri diritti e a ciò che abbiamo contribuito a costruire con la serietà del nostro lavoro”.