In principio fu la gara dell’assessorato alle Risorse Agroalimentari, oggetto di ricorso e non ancora assegnata. Un delirio, almeno quanto l’ultimo bando partorito dal Consiglio Regionale (Sezione amministrazione e contabilità). Incompetenza sul tema specifico o bandi cuciti addosso sulle abilità di qualcuno? La domanda si fa sempre più incalzante e ormai in tanti aspettano risposte convincenti. La nuova perla burocratica a cui ci riferiamo è la “Procedura negoziata per l’individuazione di un soggetto a cui affidare i servizi per la fornitura di riprese audio video per la rassegna Building Apulia della Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia – triennio 2016-2018″.

Lo scorso 15 aprile, tramite Empulia, sono state invitate a partecipare le aziende iscritte allo stesso portale regionale per la categoria merceologica numero 371400000. Tradotto dai numeri alle parole: “produzione audiovisiva” nell’ambito della macrosezione “servizi pubblicitari e di marketing”. Tutto bene, o forse no. Sessantatremila euro (63.000,00) la base d’asta per aggiudicarsi il bando.

Ma in concreto che si deve fare? Per ben tre edizioni della rassegna Building Apulia, articolata in 11 eventi per ognuno degli anni, bisogna occuparsi per ciascun singolo evento di videoregistrare integralmente con regia tricamere Full HD; predisporre impianto microfonico per la presa audio (5 microfoni); mandare in diretta streaming sul canale youtube della Mediateca regionale l’audio/video realizzato; montare la bellezza di nove diversi spot della durata di 2 minuti e mezzo ciascuno, per poi mandarli in onda a pagamento su 8 emittenti locali pugliesi (rigorosamente televisive, con espressa esclusione delle web tv).

Per non farsi mancare nulla, l’aggiudicatario dovrà anche realizzare archivi su DVD (in 60 copie) di tutto l’audiovisivo realizzato, con tanto di elaborazione grafica, diritti di sincronizzazione Siae per le musiche da utilizzare obbligatoriamente per le sigle. Non solo. Il vincitore dovrà anche caricarsi gli obblighi relativi alla proprietà intellettuale e diritti d’autore dei vari materiali finiti, pure per caso, in tutto questo gibillero.

Facciamo i conti come li fa mia madre: per ogni incontro occorrono un regista, tre operatori di ripresa, un fonico, un montatore, un tecnico web streaming, uno speaker, un grafico per un totale di 9 unità che, senza contare eventuali sopralluoghi preventivi, moltiplicati per i 33 eventi, fanno 297 giornate lavorative, che al costo minimo contrattuale di circa 70 euro cadauna, ammontano a 20.800 euro, a cui vanno aggiunti i diritti Siae per i dvd, altri 500 euro, il costo per la messa in onda di 264 spot (88 per ognuna delle tre edizioni) al prezzo sottostimato di 120 euro l’uno. E quindi altri 31.700 euro da aggiungere ai 20.800 euro già previsti.

Un botto. In totale, senza contare l’ammortamento delle attrezzature necessarie e il lavoro organizzativo propedutico alle attività, si arriva a 53.000 euro di spese vivissime. Quindi, se si applica un minimo ribasso alla base d’asta, si tratta di lavorare in perdita o molto peggio: a nero. Del resto la Regione, con i volontari del 118, ci ha abituati allo sfruttamento del lavoro nero legalizzato. Fin qui siamo ai soli calcoli matematici, su cui si potrebbe opinare suppure coi numeri si scherza poco.

Il vero delirio lo si legge tra le righe delle 18 pagine del bando. Andiamo con ordine, però, e partiamo dai requisiti previsti. Citiamo testualmente: “Il concorrente, a pena di esclusione, deve possedere la concessione e/o autorizzazione ministeriale che abiliti l’emittente a trasmettere segnali audiovisivi”.

Se ne deduce che possono partecipare solo le emittenti televisive. Ma allora, perché invitano tutte le aziende iscritte a Empulia? Ma poi, come potrebbe un’emittente televisiva rivolgersi alle sue concorrenti per comprare spazi pubblicitari? Autentica follia. Non sarà che il bando favorisca in qualche modo le emittenti raggruppate in consorzio? Sarà certamente un caso che a seguire l’edizione in corso della rassegna “Building Apulia” sia l’emittente monopolitana Canale7, capofila di un consorzio di 5 emittenti locali pugliesi.

A pensar a male a volte ci si azzecca, ma non è questo il caso perché il 2 maggio, lo stesso ufficio regionale, pressato da numerose richieste di chiarimento dalle aziende invitate, fa marcia indietro. Con determina dirigenziale numero 51 del 29 aprile 2016, rettifica l’istanza di partecipazione, la lettera di invito e gli allegati da compilare e presentare, prorogando di sei giorni la scadenza del bando, portandola quindi dal 6 al 12 maggio.

Dai requisiti scompare il possesso della concessione e/o autorizzazione ministeriale. Quindi tutti ammessi a partecipare, pure le web tv, perché scompare dal testo anche la loro espressa esclusione. Chi lavora sbaglia, si sa. Ciò che conta è ammettere gli errori e correggerli. Manco a parlarne.

Nella nuova edizione dell’allegato 1, compare al punto 12 una lista da compilare relativamente alle emittenti su cui si intende veicolare gli spot da produrre. Le tv escono dalla porta, ma rientrano dalla finestra. Chi intende partecipare deve pre-contrattualizzare le tv locali e dichiarare prima chi sceglie. Perchè? Passiamo alla descrizione dei servizi minimi da garantire. Riportiamo, sempre testualmente: “Montaggio di 9 spot diversi per ogni incontro e della durata di 2 minuti e 30 secondi, con voce narrante di sottofondo e 2/3 interviste agli autori e/o editori (Ma allora ci vuole pure un giornalista e a questo punto i conti peggiorano), al fine di pubblicizzare i singoli incontri”. Una descrizione dettagliata, che con gli spot non ha nulla a che vedere.

Nonostante le decine di bandi analoghi prodotti, alla Regione non sanno ancora che uno spot, per definizione, è un video pubblicitario dalla breve durata, dai 15 ai 30 secondi, in cui si inserisce un messaggio che sia sintetico ma al tempo stesso molto comunicativo. Ma qui si vuole una durata di due minuti e mezzo, con tanto di interviste multiple. Sorge spontaneo il dubbio che si alluda ad un publi-redazionale o meglio ancora ad un vero e proprio servizio giornalistico.

Consultando il canale youtube della Mediateca del Mediterraneo il dubbio si dissipa. Sono caricati decine di video della durata di due minuti e mezzo, con tanto di interviste. Pezzi giornalistici in piena regola. I loghi riportati dai video sono di varie emittenti ma la “voce narrante” è sempre la stessa. Per rendere perfetta la frittata, manca solo che siano passati anche all’interno dei notiziari. Altro che spot. Ennesima follia. Probabilmente l’Ordine dei Giornalisti e l’Assostampa dovrebbero drizzare le antenne.

Certo, qualche publi-redazionale può scappare, ma a chiederli in quel modo è la Regione, non un cliente privato qualunque. Uno di quelli che chiude un contratto pubblicitario e poi si accorda perché l’evento scappi in qualche telegiornale. Il discorso cambia notevolemente. Nelle risposte alle FAQ, pubblicate sul portale Empulia, si raggiunge l’apoteosi delle pretese. Sempre in tema di spot, si legge nella risposta PI054804-16: “Le interviste agli autori e/o editori vanno effettuate prima dell’inizio dell’incontro. La messa in onda dovrà avvenire dopo la fine dell’evento”. Mentre nella risposta PI054798-16: “La consegna dei dvd dovrà essere effettuata entro le ore 18 della stessa giornata dell’incontro”.

Riepilogando, le interviste vanno effettuate prima dell’incontro, cioè prima delle 10; dopo la fine dell’incontro, prevista alle 13. Devono essere montati 9 diversi spot-servizi da 2 minuti e mezzo (23 minuti di prodotto totale). Gli stessi devono andare in onda su 8 emittenti, e per finire entro le 18 bisogna produrre il dvd con gli spot-servizi riportanti i loghi delle emittenti che li hanno trasmessi e consegnarlo alla Mediateca.

Alla luce di quanto abbiamo provato a chiarire e in attesa delle spiegazioni degli uffici interessati, la chiusura di questo spot non può che essere una: “Ma mi faccia il piacere”.