Si aggiunge un nuovo spettacolo alla stagione teatrale Altrimondi 2023_24 del Comune di Bari-Assessorato alla cultura organizzata insieme al Teatro Pubblico Pugliese. In arrivo il Commissario Ricciardi Lino Guanciale (in tv anche con La dama velata, Noi, Sopravvissuti) che con Francesco Montanari faranno tappa al teatro Piccinni di Bari martedì 21 novembre alle ore 21 con lo spettacolo “L’uomo più crudele del mondo”, per la regia di Davide Sacco.

Un fuori abbonamento scelto per il pubblico del Piccinni che potrà ammirare i due grandi attori in un thriller psicologico teatrale unico, un’inquietante riflessione sul senso della giustizia e della morale.

“L’uomo più crudele del mondo” si apre in un capannone abbandonato, in una stanza spoglia dove troviamo Paolo Veres (interpretato da Guanciale) proprietario della più grande azienda di armi d’Europa, schivo e riservato ma con la fama di essere spietato e senza cuore, e un giovane giornalista di una testata locale (interpretato da Montanaro), a cui tocca intervistarlo. Tensione crescente e domande incalzanti. “Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?” dirà Veres al giornalista. In un susseguirsi di serrati dialoghi emergeranno le personalità dei due personaggi e il loro passato, fino a un finale che ribalterà ogni prospettiva.

Fino a dove può spingersi la crudeltà dell’uomo? Qual è il limite che separa una brava persona da una bestia? A cosa possiamo arrivare se lasciamo prevalere l’istinto sulla ragione? Queste le domande che hanno guidato il regista Davide Sacco nella stesura del testo. “Volevamo che il pubblico – spiega Sacco – fosse costantemente destabilizzato e non avesse certezze, che si calasse insieme ai personaggi in un viaggio in cui il rapporto tra vittima e carnefice è di volta in volta messo in discussione e ribaltato. La “feccia” di cui parlano i protagonisti non è visibile nella scena, fatta essenzialmente di luci fredde e asettiche, ma deve emergere gradualmente fino al finale, in cui speriamo che il titolo dello spettacolo possa diventare nella testa degli spettatori non più un’affermazione ma una domanda per riflettere sulla natura del genere umano”.