Torna a Lecce dall’8 all’11 dicembre “Vive le cinéma”unico festival del cinema francese del Sud Italia.

Dopo il grande successo di pubblico decretato dall’ultima edizione, la manifestazione diretta da Angelo LaudisaAlessandro Valenti Brizia Minerva si presenta nel 2022 in versione invernale: nella capitale del Barocco già risplendente dei bagliori del Natale, leccesi, turisti e appassionati potranno godere di una full immersion nel cinema francese contemporaneo, in un lungo weekend festivo che comincia giovedì 8 dicembre, nel giorno della Festa dell’Immacolata, per proseguire sino alla domenica.

Vive le cinéma – Festival del cinema francese è un’iniziativa di Apulia Film Commission e Regione Puglia – Assessorato alla Cultura e Turismo, a valere su risorse di bilancio autonomo della Fondazione AFC. Prodotta nell’ambito dell’intervento Apulia Cinefestival Network, ideazione e organizzazione Scirocco Films, in collaborazione con Polo BilioMuseale di Lecce e Museo Castromediano, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Università del Salento, Accademia di Belle arti di Lecce.

Negli spazi del Teatro Apollo, perla dell’architettura leccese, al Museo Sigismondo Castromediano, uno dei luoghi simbolo della città, e alla Libreria Liberrima un viaggio appassionato lungo il fil rouge del cinema prodotto in Francia, culla della settima arte in Europa. Film, documentari, cortometraggi che accendono luci sul presente, ma anche incontri con artisti e produttori, talk di approfondimento sui temi di maggiore attualità, percorsi di formazione sul campo per studenti universitari e delle scuole superiori, presentazioni di libri, intersezioni con le altre arti visive: tutto questo è Vive le cinéma, un’esperienza trasversale e dal respiro internazionale.

Questa mattina a Lecce si è svolta la conferenza stampa di presentazione del festival, alla presenza della presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, del direttore generale di Apulia Film Commission Antonio Parente, dell’assessore alla Cultura del Comune di Lecce Fabiana Cicirillo, del direttore del Polo bibliomuseale di Lecce Luigi De Luca, del rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice, dei direttori artistici Angelo Laudisa, Alessandro Valenti e Brizia Minerva, di Luca Bandirali curatore della nuova sezione dedicata agli studi sul cinema, di Paola Rizzo, mediatrice interculturale della Casa della Carità di Lecce. Ospite speciale, in collegamento, l’attrice e attivista politica Mina Kavani.

«Sono certa che questa edizione sarà particolarmente straordinaria e toccante – ha detto la presidente Capone – la partecipazione dell’attrice pluripremiata e attivista iraniana Mina Kavani è, infatti, un’occasione imperdibile per chiederci se stiamo facendo abbastanza per i diritti umani, ciascuna e ciascuno nel proprio ruolo. E come sempre anche quest’anno il premio migliore sarà quello che la comunità leccese riuscirà a dare partecipando e sentendosi coinvolta. Organizzare un festival in questo periodo è certamente più difficile che farlo in estate ma è quello che più serve alle nostre comunità e alle attività economiche. Infine un immenso grazie per l’iniziativa assunta con la Casa della Carità di Lecce che consentirà ai senza fissa dimora di poter seguire le iniziative del festival: anche in questo, lo sforzo che c’è dietro è straordinario, perché pensare alla cura dell’anima delle persone insieme a quella del corpo significa seminare speranza lì dove tutto chiede salvezza».

«Una delle azioni fondamentali per far tornare al pubblico il “vizio del cinema” è sicuramente la costruzione di un festival di qualità – ha detto il direttore di Afc Parente – Vive le cinéma, nel lungo weekend che inizia l’8 dicembre, ci dà l’opportunità di riportare tanti cinefili e curiosi a fruire di cinema nei luoghi del festival, tre luoghi simbolo della cultura della città di Lecce. Un programma anche ricco di appuntamenti trasversali, che aiuteranno ad approfondire e ad apprendere dinamiche legate alla continua evoluzione del racconto e della tecnica».

«Siamo molto felici di tornare a ospitare questo festival – ha detto l’assessore Cicirillo – peraltro, averlo a dicembre contribuisce agli sforzi di destagionalizzare l’offerta culturale, permettendo al Capoluogo barocco di mostrarsi al meglio, durante il ponte lungo della Festa dell’Immacolata, ai turisti che verranno a trovarci ma naturalmente anche agli stessi leccesi. Il festival è un’occasione di conoscenza, di approfondimento, di cultura e anche di formazione».

«La collaborazione del Polo Bibliomuseale e del Museo Castromediano con Vive le cinéma nasce su di un terreno comune – ha detto il direttore De Luca – quello della ricerca per un cinema d’autore e di contenuti, dell’immagine in movimento come pensiero visivo che lega il cinema  ai linguaggi artistici della contemporaneità. Le arti nel mondo riescono a dire quello che l’economia, la diplomazia, la politica non riescono a fare. Il Polo Bibliomuseale si è impegnato molto, negli ultimi anni, su questi temi, e continueremo a farlo anche attraverso la collaborazione con Vive le cinéma».

«È importante un festival di cinema francese a Lecce – ha commentato il rettore Pollice – perché contribuisce a sviluppare un dialogo tra aree diverse dell’Europa. La Francia ha un rapporto con il “globale” molto radicato, e porta certamente nuovi elementi di riflessione. Del resto, noi italiani del Sud rappresentiamo una sensibilità culturale non allineata col resto d’Europa, e possiamo davvero essere l’elemento di connessione con il Mediterraneo».

I direttori artistici Angelo Laudisa (in collegamento da Parigi), Alessandro Valenti Brizia Minerva hanno sottolineato l’importanza del legame non solo culturale ma anche “operativo” con la Francia: «È importante continuare a cooperare affinché tutti noi possiamo affermare che il sogno di fare cinema qui è possibile – hanno detto – il cinema infatti non è solo un veicolo di crescita culturale, ma anche un’industria che dà lavoro. Negli anni, con gli ospiti venuti a trovarci dalla Francia siamo riusciti a stabilire una relazione feconda, che ha portato diversi di loro a tornare in Puglia per girare film. Anche in questa prospettiva intendiamo Vive le cinéma».

Mina Kavani, in collegamento da Abu Dhabi dove è in questi giorni impegnata sul set di un film, ha portato al festival il suo saluto: «L’Italia mi ha sempre ispirato perché è un Paese di cinema, da Fellini a Visconti, ad Antonioni – ha detto – sono felice di poter essere con voi nei prossimi giorni a Lecce».

Dentro e fuori dagli schermi: temi e ospiti dell’edizione 2022

Tra i temi centrali della settima edizione del festival, la battaglia per i diritti umani. In un momento di grande rilevanza per storia dell’Iran, attraversato ovunque da una nuova rivoluzione contro la repressione del regime di Teheran, Vive le cinéma tributa un doveroso omaggio a tutti coloro che sono in prima linea nel lungo e faticoso percorso verso la libertà, tra i quali molti artisti. Portavoce e simbolo di questa battaglia è Mina Kavani, ospite internazionale del festival. Attrice pluripremiata e attivista, Kavani da quasi un decennio vive in Francia e non può tornare nel suo Paese, perseguitata a seguito della partecipazione al film “Red Roses” di Sepideh Farsi, ambientato nei moti di protesta dell’Onda verde del 2009. È protagonista dell’ultimo film di Jafar Panahi, “Gli orsi non esistono”, che ha ottenuto il premio speciale della giuria al Festival di Venezia 2022 in assenza del regista, nel frattempo arrestato e messo in carcere. Sabato 10 dicembre alle ore 11.30 presso l’Auditorium del Museo Castromediano di Lecce Mina Kavani sarà protagonista di un incontro di approfondimento su “Cinema e diritti”, nel quale, dialogando con la giornalista Antonella Gaeta, racconterà la sua vita di attrice e attivista e l’incredibile esperienza di questo film, una produzione non autorizzata dal regime, girata in Turchia in totale segretezza.

Fin dalla sua nascita, Vive le cinéma è anche una fucina creativa per il nuovo cinema europeo, che fa incontrare grandi professionisti del mondo dello spettacolo stabilendo nuove e importanti connessioni tra la Puglia e la Francia. Tra gli ospiti di quest’anno Christophe Mazodier, produttore di Polaris Films, una delle più importanti case di produzione francesi. Mazodier, in dialogo con Luca Bandirali, docente di UniSalento, sarà al centro dell’incontro “Fare cinema. Nuove sfide europee” in programma domenica 11 dicembre alle 11, presso l’Auditorium del Museo Castromediano.

Gli altri ospiti internazionali di quest’anno sono Florent Gouëlou, regista di “Trois nuits par semaine”, e gli attori Dimitri Doré (“Bruno Reidal”) e Timothée Robart (“Les magnétiques”).

Il programma cinematografico
Tra i temi centrali di questa edizione, la parità di genere e la lotta per i diritti della comunità lgbtq+, l’ambiente, la crisi economica, i cambiamenti della società del presente, le periferie, i legami e i nuovi equilibri della famiglia contemporanea.

Di seguito i film in programma.
Trois nuits par semaine” di Florent Gouëlou, (alla presenza del regista) presentato alla Settimana internazionale della critica a Venezia 2022, è viaggio nella comunità drag della scena parigina, tra show, confessioni e battaglie per la libertà d’espressione; per la loro interpretazione nel film, i due attori Romain Eck (Cookie Kunty) e Pablo Pauly sono candidati ai Premi César 2023 nella categoria rivelazioni maschili. Baptiste ha una relazione con Samia, quando incontra Cookie Kunty, giovane drag queen della movida parigina. Spinto dall’idea di un progetto fotografico con lei, si immerge in un universo di cui non sa nulla e scopre Quentin, il giovane dietro la drag queen.

Onoda” di Arthur Harari, presentato al Festival di Cannes 2021, premiato ai César 2022, è ambientato in Giappone sul finire della seconda guerra mondiale, il quale segue il giovane soldato Hiroo Onoda, addestrato a sopravvivere qualunque cosa accada. Inviato a Lubang, isolotto delle Filippine dove è previsto l’arrivo degli americani, Onoda avrà il compito di scatenare la guerriglia fino al ritorno delle truppe giapponesi. L’Impero si arrenderà poco dopo, Onoda invece diecimila giorni dopo.

Le sixtieme enfant” di Léopold Legrand, tratto dal romanzo “Pleurer des rivières” di Alain Jaspard, racconta l’accordo impensabile tra due genitori che vivono nella periferia parigina – Franck, un commerciante di rottami, e Mériem – con cinque figli a carico, un sesto in arrivo, e una coppia di avvocati che non può avere figli.

La vraie famille” di Fabien Gorgeart è la storia di un bambino conteso tra la famiglia adottiva con la quale è cresciuto e il padre naturale, tornato a rivendicarlo dopo un passato doloroso. L’intero equilibrio della famiglia entra così in gioco, intorno a questo incontro-scontro tra affetti profondi.

Les magnétiques” di Vincent Maël Cardona (alla presenza dell’attore Timothée Robart) ha per protagonisti due fratelli e una radio libera nella provincia francese dei primi anni ‘80. L’arrivo di Marianne, una giovane ragazza madre, attrae l’attenzione di entrambi ma ben presto Philippe dovrà partire per il servizio militare lasciando il paese per la grande Berlino divisa ancora in settori. Tra sogni e ideali il racconto di un mondo in via di estinzione.

Bruno Reidal” di Vincent Le Port (alla presenza dell’attore Dimitri Dorétratto da un vero episodio di cronaca, entra nella mente di un assassino quindicenne colpevole di un efferato delitto nella Francia rurale dei primi del Novecento. In carcere un gruppo di tre medici ordina al seminarista Bruno di ripercorrere il suo passato, mentre cercano di identificare gli eventi o l’anomalia che potrebbe aver portato a tale atrocità.

Tre i documentari presentati,“Polaris” della regista spagnola Ainara Vera, è la storia di un legame profondo tra due sorelle con l’Artico. Hayat è un’abile donna di mare che naviga lontano dalle persone e dalla sua giovinezza travagliata in Francia, ma quando la sua sorellina Leila dà alla luce una bambina, i mondi delle sorelle vengono capovolti.

Et j’aime à la fureur” di André Bonzel, è un autoritratto romanzato, stravagante e barocco costruito per frammenti di girati amatoriali, immagini fragili, divertenti e commoventi, con i loro frammenti di storie ed emozioni passate, attraverso i quali il regista esamina la sua storia e quella della sua famiglia, in un vibrante inno al cinema e alla vita.

Allons enfants” di Thierry Demaizière e Alban Teurlai: la scommessa, giocata di un liceo della periferia parigina, di integare gli studenti dei quartieri popolari e fargli spezzare il cerchio dell’insuccesso scolastico attraverso la danza hip hop.

La rassegna presenta anche una rosa di cortometraggi selezionati tra i più promettenti giovani registi francesi: “Rouge Gorge” di Claire Doyon, “FairPlay” di Zoel Aeschbacher, “Le roi David” di Lila Pinell, “Maalbeck” di Ismaël Joffroy-Chandoutis, “Folie douce folie dure” di Marine Laclotte, “Les Mauvais Garçons” di Eli Girard – gli ultimi tre, premiati ai Cézar 2022.

Spazi Aperti della Visione
A Vive le cinéma il cinema interseca le altre arti visive in un dialogo aperto a nuove sollecitazioni, attraverso la sezione Spazi Aperti della Visione. A suggellare questo legame, quest’anno l’inaugurazione del festival (l’8 dicembre alle ore 19 presso il Teatro Apollo) è affidata agli artisti Rä Di MartinoMauro RemiddiSimone Alessandrini, con la live performance “Moonbird variations”All’interno del programma di Spazi aperti della Visione, previsto al mattino presso la sala proiezioni del Museo Castromediano, verrà inoltre presentato il video “Moonbird” di Rä Di Martino (da cui si sviluppa la performance “Moonbird variations”), seguito al talk a cui partecipano anche Remiddi e Alessandrini. Moonbird, figura antropomorfa, metà donna e metà uccello, simboleggia “il messaggio”, la più alta influenza spirituale che non riesce a penetrare nel mondo dell’uomo.

Tra le altre proposte della sezione, il video “Obscuro Barroco” dell’artista greca Evangelia KraniotiSeguendo il percorso dell’iconica figura transgender Luana Muniz (1961-2017), il film esplora diverse ricerche del sé, attraverso il travestitismo, il carnevale e la lotta politica, ponendo domande sul desiderio di trasformazione del corpo, sia intimo che sociale.

Mentre le nuove ibridazioni della danza contemporanea e il valore politico e sociale che queste acquisiscono sono protagoniste di “Indes Galantes” di Philippe BéziatNel 2019, per celebrare il suo 350esimo anniversario, l’Opéra Bastille di Parigi ha incaricato il noto artista francese Clément Cogitore di mettere in scena l’opera barocca di Jean-Philippe Rameau. Lo spettacolo, che si è rivelato un enorme successo di pubblico, ha messo in discussione i classici canoni di un’istituzione conservativa come l’Opéra coinvolgendo ballerini e coreografi hip hop, krump, break, voguing dalla banlieue parigina, mostrando come un brano composto nel 1735 possa ancora parlare alle generazioni più giovani.

La Plaza del Chafleo” di Iván Argote presenta una piazza immaginaria, interrogandosi su come utilizziamo gli spazi pubblici, fisicamente e simbolicamente.

Off power” di Théodora Barat indaga sugli “ambienti mutevoli”, lungo il confine estremo tra paesaggio artificiale e segno. Esamina le figure della modernità, seziona le sue chimere per mettere in discussione il nostro/i nostro/i futuro/i.

Dallo schermo alla pagina
Vive le Cinéma promuove da sempre l’approfondimento e lo studio del cinema, lo sviluppo della competenza critica, la condivisione del sapere. All’interno del programma di quest’anno, per la prima volta il festival propone anche la presentazione di libri – importanti ricerche di recente pubblicazione – nella sezione “Dallo schermo alla pagina” a cura di Luca Bandirali docente di Cinema fotografia televisione presso l’Università del Salento,

L’appuntamento è alla libreria Liberrima di Lecce.

Tre le presentazioni in programma.
Critica del visuale” di Roberto De Gaetano (Orthotes Editrice): l’eclissi del pensiero critico è stata anticipata dalla crisi della critica in ambito artistico e cinematografico; il presente volume indica i segni e gli atti per una possibile inversione di tendenza, e per ricollocare il pensiero e la pratica della critica al centro della riflessione teorica, della discussione pubblica e dell’operato culturale.

Werner Herzog” di Daniele Dottorini (Luigi Pellegrini Editore): «Ci servono immagini che siano conformi alla nostra civiltà e ai nostri condizionamenti più intimi. Dobbiamo scavare come archeologi ed esplorare i nostri paesaggi violati in cerca di qualcosa di nuovo». È questa frase di Werner Herzog uno dei punti di partenza del percorso del volume. Un percorso che riattraversa il cinema del regista tedesco come ricerca incessante di immagini nuove, che attingono però la loro potenza dal passato, che sono spesso nascoste, invisibili, che necessitano di un lavoro di scavo per venire alla luce.

Comunità seriali: mondi narrati ed esperienze mediali nelle serie televisive” di Massimiliano Coviello: il formato seriale è diventato un vasto serbatoio di racconti che hanno alimentato il bisogno di comunità e ne hanno ridefinito i significati. Ripercorrendo alcuni momenti salienti del nuovo millennio, dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alla pandemia di Covid- 19, questo volume costruisce una mappatura delle modalità con cui le comunità si trovano rappresentate all’interno delle narrazioni seriali e interagiscono con esse.