Storie di altri tempi. Un po’ magiche, un po’ religiose. Dove realtà e fantasia si intrecciano, tenute insieme dai fili sottili e invisibili della superstizione. “La tagliatrice di vermi” (edito WIP- Bari), l’ultimo lavoro di Gaetano Barreca, giovane scrittore nato a Reggio Calabria, insegnante di lingua e cultura italiana a Londra, conquista non solo per il valore culturale dei suoi contenuti ma anche per le misteriose e coinvolgenti trame.

Il racconto si svolge nella “Barivecchia” e ne rivela la vita che fu. Perché le sette storie che costituiscono il libro, descrivono puntualmente le tradizioni e gli insegnamenti che hanno lasciato una traccia indelebile di un vissuto che continua a vivere nei colorati e coreografici panni stesi ai balconi degli odierni vicoletti ipertrafficati, negli odori rilasciati dalle botteghe e dalle case “tirate a lucido”. O nel chiacchiericcio indefinito e confusionario della gente che ha fatto, di quel vecchio quartiere, la memoria storica di una popolosa città del Sud.

Insomma, sette racconti “al passato” che riflettono i ricordi di una società (italiana) che ha messo al centro di tutto la famiglia. Una famiglia spesso allargata e ricca di figure operose. Parenti, amici e vicini di casa che, nel bene e nel male, rappresentavano, un tempo non molto lontano, l’unica forza solidale per fronteggiare lo scorrere di una vita non sempre facile.

All’autore, che nel 2016 e nel 2017 è stato protagonista di importanti concorsi letterari (“Bari Città Aperta” e “Artisti per Peppino Impastato”) con il romanzo “Dopo il Funerale: novembre 1975” – ambientato nel quartiere Madonnella di Bari, a dieci giorni dai funerali di Pasolini – chiederemo il perché dell’ interesse per un passato così lontano e soprattutto verso un mondo così diverso dal suo.

Nato a Reggio Calabria, una laurea in “Conservazione di beni culturali a indirizzo archeologico” conseguita a Perugia …. e poi Londra. Perché hai lasciato l’Italia?
È stata la crisi del 2008 che mi ha portato a Londra. In un primo momento avevo pensato a Roma con l’idea di viverci. Poi un’amica mi suggerì di lasciare l’Italia, “chè qui a trent’anni si era carne da macello”. Mai previsione fu più veritiera. E così, nonostante fossi poco interessato alla cultura anglosassone e soprattutto a lasciare il mio paese, decisi comunque di spostarmi. Del resto Londra era, ed è ancora, una meta ambita da molti ragazzi in cerca di lavoro. Appena arrivato, intuii subito che quello sarebbe stato il mio posto. Insomma la città aveva scelto me e non il contrario.

Hai incontrato molte difficoltà?
Inizialmente tante. Poi pian piano cominciai a frequentare corsi serali di lingua inglese e a fare contemporaneamente mille lavori. A un anno e mezzo dal mio arrivo in Gran Bretagna già ero assistente di galleria al British Museum e prestavo volontariato presso la galleria futurista italiana, The Estorick Collection of Modern Art. Ma il mio sogno era diventare assistente curatore presso una grande galleria o un museo. Poi la svolta grazie alle opportunità che la città mi offriva. Infatti poco dopo decisi di diventare insegnante di italiano come seconda lingua. Aprii la partita Iva e iniziai a lavorare come libero professionista, diventando membro di un prestigioso club londinese, il Connection Club at Trafalgar Square. Proprio nel cuore della city. Lì incontravo i miei studenti. Perlopiù avvocati, giornalisti, scrittori, psicologi, politici o imprenditori di varie nazionalità. Tutti innamorati dell’Italia e della nostra cultura.

Puoi dirti realizzato?
Sicuramente l’insegnamento era il secondo dei miei sogni. Non solo, ma questo lavoro mi ha permesso di avere più tempo per alcune mie importanti passioni: scrivere e viaggiare. Infatti a un certo punto alcune città del sud Italia come Bari, Ostuni e Gravina sono diventate mete e oggetto di studio delle mie ricerche. In ogni caso, Londra è stata un’esperienza formativa che auguro a tutti, anche se non facile. Ma come tutte le esperienze ha un limite, generalmente cinque anni, si dice. Chi resta di più è considerato un eroe. Evidentemente io lo sono. E infatti, da tempo, sto pensando di trasferirmi altrove, magari a San Francisco. Londra è fantastica, ma è anche una città che corre e ti consuma. Credo che una volta che la città ti abbia educato a essere te stesso e a trovare i tuoi “talenti”, ti debba pure lasciare andare con la convinzione che tutto si possa poi davvero realizzare.

Rimpianti per il tuo paese d’origine?
Amo la Calabria, la sua storia, i miti di fondazione e la sua cultura. Ma ho sempre avuto l’impressione che questa terra abbia paura di raccontarsi e ascoltarsi. E’ una terra meravigliosa, ma ancora allo stato grezzo e dunque incredibilmente limitante. Sono andato via dalla Calabria principalmente per questo. Ma sono andato via anche dall’Umbria. Cercavo un mondo giusto e perfetto in cui vivere. E invece, quel “Nord” che si raccontava privo di corruzione e opportunità, si è rivelato in realtà una bugia. La mia esperienza lavorativa in Italia è stata infatti pessima. Fortunatamente quello che cercavo, l’ho trovato in un altro paese, anche se lontano dal mio.

Perché Bari e la Puglia?
Bari è divenuto il mio contatto intimo con l’Italia. Ai miei occhi Bari, e la Puglia in generale, ha un popolo che si è riscoperto degno e che ama raccontarsi. Io, da sempre sono curioso e goloso di storie e ho trovato in questi viaggi un mondo che riesce finalmente ad appagarmi. La diversità culturale che c’è di città in città mi emoziona. La differenza di cucina, architettura e tradizioni rendono la Puglia un piccolo paradiso terrestre. Un paradiso fatto da comuni cittadini che hanno avuto il coraggio di rimettersi in gioco, senza abbandonare la propria individualità o rinunciare alla propria storia. Ma a esaltarla. Ti starai chiedendo, perché proprio Bari? Penso che come Londra anche Bari mi abbia chiamato e un po’ “stregato”. Non posso e non voglio pensarla come una casualità. Quando vivevo a Perugia, da studente lavoratore, condividevo l’appartamento con un ragazzo pugliese, di Mesagne, e quando iniziai a scrivere, cercando una città abbastanza grande e sul mare, lui mi propose Bari. Quando andai a visitarla fu amore a prima vista.

Tornerai in Italia?
Per il momento non penso di poter rispondere a questa domanda. Il mondo è un posto meraviglioso e tutto ancora da esplorare.