Formare le nuove generazioni di studenti ad essere cittadini del mondo. Ma con quali strumenti riuscirci? La nuova collana Pangea delle edizioni la meridiana mira a offrire metodi concreti di insegnamento: Pangea, infatti, è una collana di intercultura, nella quale le discipline stesse di studio sono intercultura.

Pangea, come gli storici del nostro pianeta chiamavano il continente antichissimo nel quale tutte le terre emerse erano unificate, oggi identifica la terra degli uomini e delle donne, a qualsiasi cultura, religione, economia e Stato appartengano. La comunità scientifica vive da qualche decennio dentro Pangea: gli studiosi condividono problemi, letture, progetti di ricerca; nascono nuovi modi di guardare il mondo e gli uomini, di raccontare la realtà. La scuola, invece, preferisce ostinatamente vecchi racconti, la cui struttura fu elaborata nell’Ottocento, quelli che volevano formare cittadini pronti alla difesa della loro azione. Sono racconti obsoleti: non spiegano più nulla, non hanno nessuna possibilità di interessare gli studenti, né di incidere nella realtà del XXI secolo. Partenze… Pangea raccoglie, quindi, libri per chi non si rassegna a questa impotenza. Offre strumenti ai professori che ci credono ancora, che sanno che la scuola può ritrovare mordente e diventare lo strumento per la formazione di un cittadino del mondo, capace di capire le crisi e di guardare oltre, pronto ad assumersi le sue responsabilità, in una società nuova e più aperta, perché ha studiato un sapere aperto sul mondo.

 

A inaugurare la nuova collana è il testo Una ricerca a prova d’aula. Per una revisione transculturale del curricolo di italiano e di letteratura (pp. 208, Euro 18,50), volume curato da Armando Gnisci – docente esperto in trasculturazione – e Giovanna Cipollari – formatrice con esperienza nell’ambito dell’educazione interculturale.

Oggi occorre un nuovo ordine della letteratura da studiare in classe. Non sono le stagioni, né i generi e nemmeno il ritorno alle origini della letteratura a dettare i gradi di questa organizzazione, come accadeva nelle antologie e nei sussidiari di un tempo. A dettare la scansione è un nuovo racconto che parte dalle nostre origini, quelle profonde e vere (l’universo), prosegue con la realtà nella quale viviamo (il mondo) e chiude sulla coscienza di chi siamo noi (la specie umana). Come chiamare questo processo? Armando Gnisci, nel suo Manifesto in appendice al volume, adopera il termine “transculturale”. Non si tratta dell’ennesimo pedagogismo ma della “traduzione” da una cultura all’altra. Dove per “cultura” non si intende solo quella “degli altri”, ma anche quella disciplinare.

Una proposta non solo teorica, ma sostenuta da concrete unità di lavoro, testi, esercizi. Una vera “ricerca a prova di aula” per quei docenti che voglio osare di più.

 

 

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