Dal comunicato ufficiale riportiamo le seguenti dichiarazioni agghiaccianti: “Ti devo uccidere e seppellire sia a te che a chiunque ti sta accanto a te. Stai tranquilla che stasera non te la faccio passare liscia. Stasera ti devo ammazzare. Ti brucio viva in casa… stai attenta quando dormi”. Sono solo alcuni dei numerosi messaggi minatori, depurati dai turpiloqui, ricevuti da una donna che, dopo 14 anni di relazione tossica, aveva deciso di voltare pagina e proteggere il suo figlio disabile.

Per queste continue vessazioni, protrattesi fino al 2023 e interrotte solo dai periodi di detenzione in carcere del convivente, un 36enne di Lecce con un passato di reati legati a droga, rapina e maltrattamenti, è arrivata la condanna a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione. La pena è stata ridotta di un terzo per via della scelta del rito abbreviato.

La sentenza è stata emessa dalla giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Lecce, Anna Paola Capano, che ha valutato numerosi episodi di maltrattamenti domestici, alcuni troppo datati e quindi prescritti. Uno di questi risaliva al 2011, quando la donna era incinta e fu spinta con violenza contro il muro di casa e poi tentata di soffocare.

Dopo la fine della relazione, il 36enne ha perseguitato la ex compagna chiamandola anche cento volte in un solo giorno. In un episodio, l’ha raggiunta in un ristorante e, approfittando di un suo momentaneo allontanamento, si è avvicinato al figlio, spaventandolo con affermazioni del tipo: “La mamma ti ha abbandonato”. Quando la donna è tornata al tavolo, è stata insultata e colpita con uno schiaffo al volto. Il 25 giugno 2023, l’uomo ha tentato di sfondare con calci e pugni la porta d’ingresso dell’abitazione, ma è stato fermato dall’intervento degli agenti di polizia chiamati dalla vittima.

La donna, rappresentata dall’avvocato Fabio Corvino, è stata riconosciuta come parte civile al processo e ha ottenuto un primo risarcimento di 5.000 euro. Il resto del risarcimento dovrà essere quantificato e liquidato in una sede separata.