Nelle campagne della provincia di Bari è emerso un preoccupante sistema di sfruttamento lavorativo, con due persone arrestate e altre 12 indagate per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. L’operazione, denominata “Caporalis”, ha rivelato una rete di abusi ai danni di 68 lavoratori, di cui 66 italiani e 2 stranieri, costretti a lavorare per un compenso di appena 4,60 euro l’ora, ben al di sotto degli 11 euro stabilità dalla legge.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai Carabinieri, i lavoratori erano reclutati da caporali che, oltre a sfruttarli economicamente, li minacciavano facendo riferimento a presunti legami con clan camorristici di Bari. Le attività illecite coinvolgevano due arrestati e 12 titolari di aziende agricole, operanti in concerto per violare le norme di sicurezza sul lavoro.

Le operazioni abusive si concentravano principalmente nei comuni di Cassano Murge, Turi, Acquaviva delle Fonti e Rutigliano, dove i lavoratori venivano impiegati in condizioni di sfruttamento estremo. L’indagine è partita dalla denuncia di una donna vittima di questo sistema, che ha trovato supporto nei carabinieri di Cassano Murge.

Le prove durante le raccolte le indagini hanno documentato non solo i pagamenti illeciti tra caporali e titolari d’azienda, ma anche il tenore di vita angosciante dei lavoratori sfruttati. I libri mastro sequestrati dagli investigatori rivelato hanno l’estensione delle attività illecite, mettendo in luce la necessità di contrastare con fermezza questo fenomeno.

Questa operazione rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro, ma allo stesso tempo solleva interrogativi sulla reale efficacia delle norme di tutela dei lavoratori. La collaborazione tra istituzioni e la denuncia di situazioni di abuso rimangono fondamentali per garantire condizioni di lavoro dignitose e rispettose della legge.