©Donato Fasano / LaPresse 25-10-2004 Bari Interni Nella foto Giuseppe De Benedictis, il gip di Bari, autore della sentenza che accusa gli ex ostaggi italiani in Iraq di essere dei mercenari.

Il processo d’appello a Lecce contro l’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e l’ex penalista barese Giancarlo Chiariello, ha visto la conferma delle condanne per corruzione in atti giudiziari. Tuttavia, sono state apportate alcune modifiche alle pene, con esclusioni di aggravanti e concessioni di attenuanti generiche.

De Benedictis è stato condannato a sette anni di carcere, in ribasso rispetto ai nove anni e otto mesi della sentenza di primo grado. Tale riduzione è dovuta all’esclusione dell’aggravante mafiosa. Chiariello ha ricevuto una condanna di sei anni, ma con l’esclusione dell’aggravante di mafia e la restituzione di oltre un milione di euro sequestrati. Il figlio di Chiariello, Alberto, anch’egli avvocato, è stato condannato a tre anni e un mese, rispetto ai quattro anni precedenti, con l’esclusione dell’aggravante mafiosa.

Il processo ha coinvolto anche Danilo Pietro Della Malva, diventato collaboratore di giustizia nel frattempo, condannato a due anni e otto mesi per aver ottenuto, tramite il suo legale Giancarlo Chiariello, la scarcerazione da De Benedictis in cambio di tangenti.

L’accusa ha sostenuto che De Benedictis avrebbe emesso quattro provvedimenti di scarcerazione in cambio di tangenti, fino a 30mila euro, ricevute da Chiariello. Il procuratore generale Salvatore Cosentino aveva richiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado.

De Benedictis è anche coinvolto in un altro procedimento, dove è stato condannato in primo grado a 12 anni e 8 mesi di carcere per traffico e detenzione di un vasto arsenale di armi e munizioni.