Fuori dall’ospedale Santa Chiara di Pisa, nel pomeriggio del 21 aprile, la psichiatra Barbara Capovani sarebbe stata picchiata mortalmente con una spranga da un suo ex paziente di 35 anni di Torre del Lago (Lucca), Gianluca Paul Seung. L’uomo era stato dichiarato, dalla stessa dottoressa, affetto da “disturbo narcisistico, antisociale, paranoico di personalità”.

Il ragazzo è stato arrestato ed è ora nel carcere “Don Bosco” di Pisa, in misura di custodia cautelare. Il presunto killer è detenuto nel centro clinico della casa circondariale, sottoposto a cure farmacologiche. Ieri, 26 aprile, il 35enne si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. “Deve restare in carcere perché c’è il rischio che possa uccidere ancora”, ha deciso il gip Nunzia Castellano all’esito dell’udienza di convalida dell’arresto. Intanto i legali di Seung hanno dichiarato che sarebbe “ancora molto scosso“, e starebbero già contattando degli psichiatri per effettuare una consulenza sulla capacità di intendere e volere del loro assistito.

La vicenda

Stando alle prime ricostruzioni e ai filmati dalle telecamere di video sorveglianza dell’ospedale, il 35enne, con indosso mascherina, cappellino, zaino e guanti neri, avrebbe ripetutamente colpito Barbara Capovani sulla testa con una spranga, mentre quest’ultima stava cercando di togliere la catena della sua bicicletta, per poi tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Gianluca Paul Seung sembrerebbe sia stato dimesso da quell’ospedale tre anni fa, nonostante in seguito avesse aggredito un medico e una Guardia Giurata nel Tribunale di Lecce.

Le scuse della zia di Seung

“Certo che voglio chiedere scusa a questa famiglia, certo. Ma solo Dio che ci può far qualcosa. Sono una mamma, lei aveva tre figli. Siete nelle mie preghiere, nelle mie preghiere ragazzi. Vi voglio bene. Vorrei conoscere questo ragazzi, quello si. Li vorrei vedere. Si è un gesto forte quello che voglio fare, ma sto male”. Queste le parole di profondo cordoglio pronunciate dalla zia di Seung ai microfoni di Raiuno. La donna ha amoraleto inoltre che la responsabilità dell’accaduto sia anche dello Stato e delle varie lacune che ci sarebbero nel campo sanitario in merito alla salute mentale. Parole commentate dallo psichiatra e sociologo Paolo Crepet durante la trasmissione televisiva “L’Italia s’é desta”. Il medico ha spiegato come prima di puntare il dito sulla sanità nazionale, si dovrebbe far luce sulla responsabilità morale e etica dell’educazione familiare.

Donati gli organi della vittima

Dopo l’accertata morte cerebrale della psichiatra 55enne si è proceduto alla donazione dei suoi organi, una volontà dichiarata in vita dalla vittima, in questi giorni condivisa dai familiari e autorizzata dal magistrato. Il rene di Barbara ha salvato la vita a un piccolo paziente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, ridando speranza ai suoi familiari. Ma non solo, sembrerebbe che anche il suo fegato abbia potuto dare una seconda possibilità a una persona nell’ospedale di Milano. Cuore, polmoni e un altro rene sono stati invece inviati a Siena e inseriti nel circuito dei trapianti.