foto di repertorio

Nei giorni scorsi ha avuto grande risalto la notizia che il Policlinico di Bari si è attrezzato con un macchinario, e un laboratorio, in grado di analizzare ben 10mila tamponi al giorno. Un grande risultato, specie in un peridio in cui, dati alla mano, il numero dei positivi in Puglia cresce da settimane.

Ieri, infatti, il bollettino epidemiologico regionale sull’emergenza coronavirus ha riportato indietro l’orologio al 7 maggio, segnando ben 49 nuovi casi in un giorno solo, l’altro ieri 46. In entrambi i casi, la maggioranza dei positivi è risultata essere nella provincia di Bari.

Suona allora davvero singolare quanto scritto ieri sulla bacheca di Michele Emiliano da un cittadino della provincia barese: “Come mai il mio tampone eseguito a Bari è stato analizzato a Castellana”?

In effetti la cosa non sembra avere molto senso: “Dopo aver comprato una macchina al Policlinico ultra tecnologica e di sicuro non economica – aggiunge – era necessario far viaggiare i tamponi in giro per la Puglia spendendo altri soldi?”

“Il responso di positività o negatività al SarsCov2 – si legge nella nota inviata dal Policlinico il 19 agosto – arriverà in poco più di due ore: circa mezz’ora tra le fasi di accettazione e predisposizione, 25 minuti per l’estrazione del campione e 1 ora e 10 minuti per l’amplificazione. È grazie ai nuovi macchinari appena entrati in funzione al Policlinico di Bari che i tempi per l’analisi dei tamponi saranno notevolmente ridotti consentendo una diagnosi tempestiva. Finora, infatti, per ottenere l’esisto del test molecolare erano necessarie in media da 4 a 6 ore”.

Scrive ancora lo stesso cittadino: “Rientrato dalla Croazia il 16 mattina alle 7:30, esito del tampone appena arrivato ossia il 25 alle 13”. Sotto accusa, evidentemente, non è certo il laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Sanità Pubblica del Policlinico di Bari, diretto dalla professoressa Maria Chironna, quanto invece l’organizzazione del sistema.

Nel momento in cui scriviamo, non risulta pubblicata una risposta, magari potrebbero spiegare cosa sta succedendo il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore, e quello della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce.