“Non sto a discutere sull’origine della vicenda, la sentenza esaurisce per ora la questione seppure ricorrerò in appello e dimostrerò che c’erano le condizioni per farlo. Ho commesso un errore nel fare una spesa giudicata eccessiva rispetto alle minacce e alle preoccupazioni, questo dice la sentenza”. Domenico Di Paola, ex amministratore unico di Aeroporti di Puglia commenta a caldo la sentenza che lo vede soccombente.

L’ex amministratore unico di Aeroporti di Puglia, è stato infatti condannato dal Tribunale civile di Bari al pagamento 480mila euro a titolo di risarcimento danni nei confronti della stessa società aeroportuale per il servizio di sicurezza privata, con sorveglianza notturna a casa sua, pagato per anni a spese di Adp. Su decisione del Tribunale, il risarcimento sarà rimborsato a Di Paola dalla compagnia assicurativa con la quale Aeroporti di Puglia e l’ex numero uno avevano stipulato una polizza che copriva la responsabilità civile.

“Ho rischiato danni patrimoniali decidendo di andare fino in fondo – aggiunge – ma sono sicuro di ciò che ho fatto. Mi chiameranno super manager con le minuscole e non con le maiuscole – ironizza Di Paola -. Un passo avanti verso le verità che esaurisce il mio più grande cruccio, quello di aver fatto una cosa per soli benefici personali. Il resto farà il suo corso”.

Sulla vicenda pende in primo grado un processo per truffa a carico di Di Paola e dell’ex direttore amministrativo, Patrizio Summa, che firmò i mandati di pagamento per la vigilanza. Tutto è iniziato nel 2014 quando la Regione Puglia, socio al 99% di Adp che aveva disposto una indagine conoscitiva, scoprì che il servizio per la sicurezza aeroportuale era stato esteso anche a quella personale del manager su disposizione dello stesso Di Paola, con un compenso aggiuntivo di oltre 576 mila euro in 8 anni, dal 2006 al 2013, senza che ne venisse informata l’assemblea dei soci e il collegio sindacale.

Da parte sua Di Paola aveva spiegato che «la protezione personale si era resa necessaria – si legge nella sentenza – essendo stato vittima di ripetute minacce di morte, ricevute con lettera anonima al cui interno erano stati rinvenuti proiettili, e rivoltegli in un’occasione da uno sconosciuto mascherato con un casco e armato, che lo aveva bloccato per strada». Solo l’ultimo episodio risulta però formalmente denunciato.

Il Tribunale ha invece evidenziato una «insufficiente dimostrazione della situazione di rischio oggettivo che avrebbe giustificato l’esborso per la società», concludendo per una «sproporzionata e negligente adozione dell’oneroso sistema di vigilanza» condannando così l’ex amministratore unico al risarcimento.