“Io credo che la sicurezza non sia sindacabile; è una necessità a cui si deve comunque far fronte anche in situazioni di carenza economica. Non accettiamo che con la scusa della mancanza di fondi non si prendano o non siano state prese ancora le misure idonee “. Queste le parole del Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia Giuseppe Luigi Palma sulla tragedia avvenuta nel Sim del quartiere Libertà.

Noi abbiamo voluto dedicare uno spazio alle voci di chi ogni giorno lavora nelle stesse condizioni della dottoressa Paola Labriola. La sua morte è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione sconosciuta ai più, che come al solito viene a galla solo dopo una tragedia. Ciò che emerge è la mancanza di sicurezza nella quale i professionisti del settore sanitario si trovano a lavorare in determinati contesti, quotidianamente esposti al rischio di aggressioni.

Sulla sua pagina facebook Mariastella Buonsante, direttore Uoc del Centro Salute Mentale Bari Centro presso la ASL di Bari, riflette sulla morte della collega Labriola ponendo alcune domande: “E’ una metafora della macellazione dei Servizi Psichiatrici stessi? E’ in atto una formidabile regressione culturale e di valori, compresa la regressione dell’organizzazione stessa, ivi comprese le condizioni di sicurezza e di buonsenso che hanno guidato leggi e procedure?”

La dottoressa Elena Presicci è una psicologa che lavora vicino al Sim dove Paola Labriola è stata uccisa. Ha parlato dell’alto rischio di aggressioni cui sono sottoposti quotidianamente i professionisti del settore sanitario e della necessità di tutelare il loro diritto al lavoro, facendo appello alle istituzioni affinché garantiscano le idonee condizioni di sicurezza.

Il centro dove la dottoressa Labriola ha perso la vita, ci ha spiegato Elena Presicci, così come accade in molti dei centri che si occupano delle stesse problematiche, era sprovvisto di un vigilante; la richiesta di averne uno era stata avanzata tempo fa, ma è rimasta inascoltata per via della mancanza di fondi. L’unica figura maschile presente nella struttura era il responsabile, che per ovvi motivi si trovava spesso fuori, per cui a fronteggiare pazienti con disturbi mentali era per gran parte del tempo un team di sole donne.

Questa condizione di disagio vissuta quotidianamente da operatori sanitari che operano in particolari contesti viene confermata dal Presidente degli Psicologi Giuseppe Luigi Palma, nonostante già da tempo e a più livelli siano state fatte segnalazioni in merito. Il Presidente ha parlato infatti di “tragedia annunciata”, riferendosi alla generalità di questa situazione, alla quotidianità con cui si perpetrano aggressioni nei confronti degli operatori, al di là del caso eclatante accaduto. Dal suo punto di vista però, la mancanza di fondi non è una valida ragione per non prendere provvedimenti.

Sia la dottoressa Presicci che il Presidente Palma sono concordi sulla necessità e l’urgenza di un intervento determinate da parte delle istituzioni competenti affinché salvaguardino il diritto dei lavoratori alla tutela. Secondo il Presidente Palma “le istituzioni devono avere un atteggiamento di ascolto nei confronti dei professionisti interessati, perché soltanto così si può comprendere, con la testimonianza diretta delle persone coinvolte, la gravità delle situazioni che vengono segnalate e che poi sfociano in casi così eclatanti “.

Chi ha il potere o la facoltà di intervenire, lo faccia.