Il regolamento in questione è quello relativo alle occupazioni di suolo pubblico, approvato circa un anno e mezzo fa dal Consiglio Comunale. Gran clamore l’ottennero le limitazioni previste per gazebo e strutture esterne ai pub, soprattutto nel centro di Bari e nel quartiere murattiano. Qualcuno, però, dev’essersi dimenticato che proprio in quel documento, come allegato, era incluso anche il protocollo d’intesa tra Comune e sovrintendenza ai beni culturali che sanciva nuove regole per i giornalai: nessuna edicola avrebbe dovuto superare i 15 metri quadrati ed essere costruita sui marciapiedi. I 18 mesi utili all’applicazione della nuova normativa sono trascorsi, però, senza che qualcuno abbia interpellato i diretti interessati, i quali a gran voce sottolineano di averlo saputo a settembre di quest’anno

“Ci stiamo muovendo molto velocemente” evidenziano alcuni edicolanti che però mettono in luce come “non ci sono condizioni di sicurezza”.

‹‹Non è una cosa regolare perché così tu metti in mezzo alla strada la gente– dichiara un giornalaio di via Gentile –  Se la modifica non va in Consiglio Comunale e non viene approvata, i termini perentori restano quelli. Da dicembre le edicole sui marciapiedi diverrebbero illegali››. ‹‹ È un bel colpo – rincara la dose un collega di via Peucetia – anche perché la maggior parte delle edicole sono chioschi a Bari e sorgono sui marciapiedi››.

L’affaire è stato portato alla ribalta dal sindacato degli edicolanti, il Sinagi Cgil, il cui segretario Vito Michea negli scorsi giorni ha dichiarato di voler confidare in una rapida correzione perché ‹‹su 160 rivendite sono 125 quelle collocate su suolo pubblico e di esse ben 17 superano i 15 metri quadri. Quelle poi in giardini e parcheggi sono un’esigua minoranza››.

‹‹Bisogna cambiare la legge – rivela il titolare dell’edicola Carella di via Magna Grecia – per cercare di salvare la categoria e anche chi, come me, sta qui dal 1971››. Nel suo caso, però, potrebbero sorgere problemi in futuro: ‹‹Nel momento in cui vado a vendere l’attività non la posso vendere perché in quel momento diverrebbe “nuova attività” e quindi subentrerebbe il limite ad edicole e chioschi sui marciapiedi. Quel documento, infatti, prevede giardini privati oppure parcheggi privati››.

‹‹Ora Marco sta un attimo occupandosi di questa faccenda…››. Il “Marco” in questione non è altri che Marco Emiliano, presidente della commissione Attività produttive nonché trait d’union fra Comune ed edicolanti. Il cugino del sindaco ha evidenziato come la modifica del regolamento debba innalzare la superficie massima di un’edicola da 15 a 25 metri quadrati e rimuovere il divieto di collocare le attività sui marciapiedi.

Quasi paradossale, infine, il caso dell’edicola Sinibaldi di via Caldarola, aperta pochi mesi fa e che sarà costretta ora a chiudere perché forse nessuno, né al Comune né presso la circoscrizione Japigia, era a conoscenza del nuovo corso normativo.

‹‹Il Comune ci ha autorizzato – rivela l’avvocato Michele Dionigi, incaricato dai proprietari dell’edicola di seguire la questione – e non solo ci ha fatto aprire l’edicola, che sarebbe la cosa più banale ma ha acconsentito che un ragazzo di 20 anni investisse i soldi propri e della propria famiglia che si è ipotecata la casa per poter affrontare le spese per l’apertura dell’edicola››.

‹‹Abbiamo già inoltrato al Comune di Bari il ricorso e domani mattina provvederemo a depositarlo al Tar – continua il legale – Chiediamo un risarcimento pari a 1 milione e 100mila euro circa, perché sono stati investiti circa 120mila euro. Dopo essere stata rilasciata, la licenza è stata revocata e quindi, facendo un calcolo fra lucro cessante e danno emergente, abbiamo raggiunto quella somma . In seguito abbiamo chiesto nel ricorso che tutte le carte e la documentazione vengano inviate anche alla Corte dei Conti per capire se in questa situazione c’è stato anche un danno erariale, quindi non solo un danno al sistema comunale ma anche a noi contribuenti. Vogliamo che l’indagine sia fatta a 360 gradi. Sono state rispettate tutte le regole ed è stata data un’autorizzazione che poi è stata revocata anche se l’atto non riporta alcuna motivazione››.

29 ottobre 2012

Angelo Fischetti