Un divano immacolato, due posti quasi tre. Pelle ecologica, come si dice per indicare che tutto è tranne che pelle vera. Lasciato in perfetto allineamento con il marciapiede, a ridosso di un posto destinato ai disabili. Siamo in via Papa Pio XII, tra i civici 33 e 29 (il 31 non c’è). Sono le 9 del 9 marzo del 2015. La città è in pieno movimento, il sole brilla e tutto va come sempre, appunto, da schifo.

Lo sanno anche le pietre che quando si ha un “ingombrante” di cui liberarsi bisogna chimare l’Amiu e prenotare il ritiro. Il giorno fissato l’oggetto si mette per strada con un bel cartello indicante il codice di prenotazione.

Non costa nulla. Perchè si chiama un numero verde. Lo sanno davvero tutti. E qui, nella scicchissima Poggiofranco, ex quartiere elegante di Bari, trovare un monumento simile fa davvero specie. Non sappiamo perchè il barese medio, anche ricco e acculturato, non riesca a comportarsi come una persona per bene.

Non sappiamo quale trip si siano fatti al Comune quando hanno lanciato la campagna “BariperBene”, a metà fra gli scout che aiutano la vecchietta ad attraversare la strada e Santa Rita da Cascia, la Santa dei miracoli impossibili.

Non sappiamo chi diavolo sia il barese o i baresi che si sono caricati questo divano e lo abbiano lasciato così, semplicemente per strada, come se dovesse scendere Manitù in persona e dissolverlo nell’aria con una mitico magheggio.

Deve appartenere alla stessa razza bastarda ma diffusissima a cui fa riferimento chi ci tiene schiavi di un sistema di trasporto pubblico da incubo, un sistema sanitario delirante e sconquassato, una mentalità per cui scivoli e parcheggi riservati ai disabili sono solo una fastidiosa combinazione della giornata.

Insomma a noi tutti, cari concittadini baresi che, è vero che saremo anche bravi e onesti (a volte) ma di sicuro non riusciamo a far crescere questa benedetta città che poi, alla fine, così per bene non sarà.