“La convocazione è stata tardiva, peraltro giunta in assenza di notizie certe e confortanti in merito alla ripartenza della scuola in presenza”.

È il commento del segretario generale della UIL Scuola Puglia, Gianni Verga, al termine della riunione del tavolo regionale per la ripartenza della scuola a settembre, tenutasi alla presenza dell’assessore regionale Sebastiano Leo e del vicario dell’USR Puglia Mario Trifiletti.

“La percentuale del 90% di personale docente e ATA vaccinato non rispecchia la realtà, sia perché comprende anche coloro che andranno in pensione il prossimo settembre e sia perché le migliaia di posti vacanti porteranno inevitabilmente nelle scuole un numero rilevante di personale potenzialmente non vaccinato – spiega -. Una situazione in cui la marcata incertezza rispetto ai presidi sanitari, richiesti a gran voce dalla UIL Scuola e mai realmente portati a compimento, continua a farsi sentire. Sarebbe necessario presidiare la scuola che, per definizione, deve essere un luogo sicuro, con operatori sanitari, invece nonostante la delibera di giunta regionale del 1 febbraio scorso, siamo ancora nel vago campo delle ipotesi”.

“Se la scuola non riparte in presenza, non riparte il Paese – continua Verga -. I dirigenti scolastici rischiano concretamente di dover fare i conti con classi affollate, ingestibili in ottica di contenimento dei contagi, anche a causa di una politica miope che governa questo paese. Gli alunni vaccinati sono ancora al 20% e il piano vaccinale, per la fascia 12-18 anni, partirà il 23 agosto, francamente troppo tardi. Sul piano dei trasporti continuiamo a registrare la mancata convocazione delle organizzazioni sindacali ai tavoli delle Prefetture e la incompleta informazione sullo stesso piano”.

“Come al solito – ha concluso Verga – ci ritroveremo di fronte a provvedimenti emessi in zona Cesarini per porre rimedio alle numerose criticità, prima tra tutte l’assenza di un organico adeguato, oltre all’incertezza dell’organico Covid per l’intero anno scolastico. Eppure qualcosa è cambiato, in peggio, se rapportiamo il numero dei contagi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che erano lo 0,4% in relazione all’1,2% di oggi”.