Minorenni attratti dalla criminalità, dai soldi facili ma sporchi. Nel corso delle indagini che hanno dato vita al blitz contro il clan Strisciuglio si è scoperto come tanti ragazzi, appartenenti a realtà non facili, siano stati attirati nel mondo delle estorsioni, dello spaccio e delle rapine.

Per questo motivo il responsabile del centro polifunzionale contro la devianza minorile “Chiccolino”, Raffaele Diomede, ha deciso di dare vita a un esperimento sociale per creare una sorta di empatia nei confronti della vittima. “Spiegare ai ragazzi come vivono le vittime di un furto o di una estorsione non è facile, per questo abbiamo pensato a un progetto affinché tutti i cittadini possano aiutare i ragazzi a capire che appartenere a un clan non porti prestigio, come in realtà hanno pensato i tanti che si sono affacciati al mondo criminale con il clan Strisciuglio”.

Si tratta di riprodurre dei reati in realtà virtuale in modo tale da far rivivere l’esperienza ai ragazzi, ma non dal punto di vista del criminale, ma da quello della vittima. “Lavorare sull’empatia e non sulla punizione per l’atto che hai commesso – spiega Diomede -. Abbiamo riprodotto, grazie all’aiuto di operatori e registi, quattro crimini: spaccio, rapina, bullismo nei confronti di un migrante e scippo di una persona anziana. Attraverso la tecnica del 3D permetteremo ai ragazzi di rivivere l’esperienza attraverso dei visori durante dei laboratori guidati dagli psicologici del centro Tree of Life. Al termine capiremo cosa è cambiato nella coscienza del ragazzo attraverso la scala dell’empatia”.

“Quando si commette un crimine, presi dall’adrenalina o in balia di sostanze assunte, spesso la vittima diventa un oggetto. Far rivivere l’esperienza ma dall’altro lato probabilmente farà capire a questi ragazzi di aver commesso qualcosa di profondamente sbagliato” aggiunge.

“Abbiamo avuto un grande aiuto dal comitato di quartiere con la figura di Letizia Liberatore, da Luca Bratta attivo al Libertà e proprietario di una enoteca che si è prestato per inscenare la rapina, ma anche l’aiuto di tanti ragazzi diventati attori di queste simulazioni di reato all’ombra della chiesa Redentore”.

“Sono convinto che i convegni contro la mafia sono fini a loro stessi – sottolinea – adesso bisogna parlare con i ragazzi attraverso il loro linguaggio e le tecnologie di cui sono molto esperti. Abbiamo scelto di mettere al centro del progetto le vittime che purtroppo sono escluse dal processo minorile”.

“Gli arresti di questi ultimi giorni hanno fatto capire che lo Stato, quando vuole, è presente. Ci siamo agganciati a questa onda di ottimismo sperando di riuscire nel nostro intento. Far rivivere il dolore potrebbe far suscitare un sentimento di vergogna e quindi incominciare a vedere in modo critico ciò che si è commesso” conclude speranzoso Diomede.