Sono finora una trentina, a Bari, i ricorsi vinti da docenti assunti con il decreto Buona Scuola di Renzi e collocati in sedi lontane dal proprio territorio. Qualche giorno fa, invece, il Tribunale di Treviso, sezione lavoro, ha accolto il ricorso di una docente salentina trasferita in Veneto, ordinando l’assegnazione in una sede scolastica pugliese.

La donna, insegnate di ruolo a tempo indeterminato nella scuola primaria, madre di due bambini di 5 e 8 anni, era stata trasferita da Salice Salentino in provincia di Treviso, costretta quindi ad allontanarsi dalla propria famiglia ad una distanza di oltre mille chilometri.

Sull’argomento e sulle conseguenze che queste cause perse potranno avere sulle casse dell’erario si è espresso Giuseppe D’Ambrosio, segretario regionale di Usb Scuola Puglia: “L’incertezza – afferma – regna sovrana. Ci troviamo di fronte a docenti che non sanno se potranno rimanere nella stessa sede in cui sono stati assegnati”.

“Dal Ministero – prosegue D’Ambrosio – non si aspettavano l’accoglimento di tutti questi ricorsi. Avevano tentato di evitarlo facendo un tentativo di riconciliazione. Una delle propose era: ‘Vuoi accettare il trasferimento da Lazio 14 a Lazio 15?’. Il docente in questione si è messo a piangere, la proposta era irricevibile, perché docente non poteva tornare nella sua terra come gli spettava. Abbiamo fatto ricorso, le oscenità erano così evidenti che giudici non hanno potuto che darci ragione”.

“Oltre al danno”, conclude il segretario, “c’è anche la beffa di dover pagare spese legali. Un danno all’erario, perché queste spese deve risarcirle il Ministero”.