Malasanità è anche quando, pur potendo intervenire nel massimo della sicurezza, si decide di trasferire al Bambin Gesù di Roma una bambina albanese di sei anni ricoverata all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari per un osteoma all’articolazione di una gamba. Si tratta di un tumore benigno che va operato per evitare problemi alla crescita. Una storia assurda e costosa, fatta di autorizzazioni e ripensamenti, con la speranza che l’intervento chirurgico non sia saltato solo per le beghe interne all’Istituto Oncologico di Bari.

Sì, perché la bambina, con il via libera del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il numero uno della sanità pugliese, Giovanni Gorgoni, era pronta per finire sotto i ferri dello stimato dottor Cosmo Damiano Gadaleta, direttore della Radiologia Interventistica dell’Oncologico. Gadaleta, però, ha un contenzioso aperto con la struttura e come sanno anche le pietre un rapporto non certo dei più sereni con il direttore sanitario della struttura.

Sarebbe stata un’importante collaborazione tra i due ospedali in questione, qualcosa che avrebbe potuto aprire nuovi scenari. Tutto molto bello, fino al 13 gennaio scorso, quando arriva la lettera del direttore generale del Policlinico di Bari, Vitangelo Dattoli, lo stesso a cui fa capo il Giovanni XXIII. Come potete leggere voi stessi Dattoli, pur ammettando che si sarebbe potuto procedere a Bari, spiega come alla fine, in accordo con i genitori della bambina sia stato deciso il trasferimento nella Capitale. Ne abbiamo parlato con Domenico Losacco, sindacalista Fials dell’Oncologico.