A parte l’allontanamento “volontario” dalla telelemedicina per eccesso di sensibilità e pure per conflitto d’interesse tra il posto pubblico e la sua azienda privata, non ci risulta che a carico di Daniele Amoruso, ancora responsabile dell’Ufficio stampa del Policlinico, siano stati presi altri provvedimenti. Dopo il clamore sollevato dalla nostra inchiesta giornalistica molti dipendenti dell’azienda consortile si stanno chiedendo come mai possa risolversi tutto con una tirata d’orecchi, una targhetta abrasa, qualche taralluccio e un po’ di vino.

Vuoi vedere che Amoruso è davvero “superblindato” come sosteneva nella stessa conversazione in cui ha pronunciato la fatidica frase: “Nel pubblico si puà spendere di più e fare un po’ meno bene”? Decine di messaggi sottolineano come non si possa tollerare il fatto che un dipendente pubblico scorazzi a piacimento moderando a pagamento convegni e seminari in altri ospedali. Il dottor Amoruso, in maniera “sensibile” ha lasciato la “delega” per la telemedicina perché si è scoperto che con la sua società, la Doctor Srl costituita nel 2001, ben quattordici anni fa senza che mai nessuno abbia storto il naso, operava proprio nel settore della telemedicina e, da responsabile della telemedicina, ha seguito “personalmente” il Progetto HELIS di telecardiologia “non per lavorare, ma per il gusto di fare una cosa pubblica”.

Da non dimenticare, poi, che il Doctor Amoruso è anche proprietario del marchio registrato Gluconline, nel settore della telediabetologia. Il riepilogo è d’obbligo perché, per proprietà transitiva, se il Doctor Amoruso si è dimesso da delegato della telemedicina del Policlinico perché la sua società operava nella telemedicina, adesso dovrebbe dimettersi da capo Ufficio stampa e tornare a fare il medico.

Scavando scavando scopriamo, per esempio, che il 26 novembre (un martedì qualunque), Daniele Amoruso (Policlinico di Bari) ha moderato un meeting sulla medicina narrativa dal titolo emblematico: “Narrazione ed evidenze per una sanità da trasformare”. Manco fosse un versetto del profeta Isaia. Non sappiamo se sia andato all’ospedale San Carlo di Potenza per conto del Policlinico o per conto suo, se abbia preso un permesso o se sia stato autorizzato dal direttore generale Vitangelo Dattoli.

Quello che sappiamo con assoluta certezza è che, oltre ad aver moderato il meeting ed essersi distinto per le sue doti oratorie come racconta chi c’era, con il suo solito stile impeccabile, Amoruso si è fatto pagare, presentando a nome di Doctor Srl (la sua società) la fattura numero 12 del 12 dicembre 2013 di 976,00 euro per la sua “attività di comunicazione”. Lo stesso era successo con l’Istituto Oncologico di Bari, che gli aveva liquidato la fattura numero 4 del 2011 di 1.200,00 euro, così com’è successo con tutte le altre fatture che vi abbiamo mostrato in precedenza.

Niente male per una presenza di 2, forse 3 ore ad un convegno. Un bel modo per arrotondare l’esiguo stipendio percepito dal Policlinico. Data la pubblicità dell’evento si può sospettare che il direttore generale del Policlinico abbia autorizzato la presenza nei meeting come moderatore del dottor Amoruso. Più difficile è la circostanza secondo cui possa aver saputo che Amoruso per quelle attività si facesse pagare attraverso la sua società. Il codice ATECO (codice dell’attività principale nel registrato alla Camera di Commercio) della Doctor Srl ha un’altra particolarità: è identico a quello della ALISER di Vincenzo Izzo (amministratore di fatto), la società vincitrice dell’appalto degli elettrocardiografi del Policlinico che, “per mancanza di ricorsi” da parte dell’altra sola concorrente, la Mortara, s’è portata a casa l’appalto.

Strano se si considera come la Aliser non avesse neppure i requisiti minimi per partecipare al bando, come previsto dall’articolo 39 del D.Lgs 163/2013. Aliser, nel frattempo, ringrazia per un altro ordine da 40 elettrocardiografi per 85.000 euro (assistenza compresa), che sommati ai 443.000 euro del precedente ordine, fanno un gruzzoletto niente male di 528.000 euro. Ammesso che le somme non siano state pagate, ci chiediamo come mai la Regione Puglia, costituitasi parte civile nel processo in cui Izzo risulta imputato per turbativa d’asta, non blocchi anche questi pagamenti per vedere come va a finire la vicenda, che tanto chiara non è.