Di seguito, pubblichiamo un comunicato emesso dalla Filt Cgil, a firma del segretario generale di Bari, Maria Teresa De Benedictis, sulla riforma del settore portuale. Il sindacato si mostra preoccupato per il destino dei porti, alla luce dei disegni di legge in via di definizione dai ministeri dello Sviluppo Economico e dei Trasporti per una riorganizzazione del settore che punterebbe a demolire sicurezza e ridurre i diritti dei lavoratori. Una riforma che mina il lavoro di 2mila dipendenti, 24 dei quali nel porto di Bari

Uno dei pochi settori non devastato dalla crisi economica di questi anni è quello dei porti e del settore marittimo. Siamo anzi convinti che un processo di riforma e riorganizzazione possa attrarre investimenti, migliorare i servizi e generare buona occupazione. Se invece mettiamo insieme quanto Ministero dei Trasporti e Ministero dello Sviluppo Economico, probabilmente uno all’insaputa dell’altro, stanno progettando nei loro Comitati scientifici o scrivendo disegni di legge, capiamo che non si vuole riformare il settore dei porti ma si vuole semplicemente avere uno spazio nel quale le regole, la sicurezza nelle
attività e i diritti del lavoro siano man mano drasticamente ridotti.

Non a caso il sindacato è stato tenuto fuori dai luoghi di elaborazione e non a caso il Mise sta emendando un disegno di legge che semplicemente “abrogando norme” mette a rischio le attività tecnico/ nautiche ( tra i quali ormeggio, rimorchiatori e pilotaggio al centro negli ultimi naufragi di interventi di elevatissima capacità ) che non possono essere raffrontate a una normale attività economica.
Oggi il lavoro nei porti è regolato sulla base di leggi e contratti che assicurano capacità professionali che permettono alle imprese di operare con continuità, assicurando la indispensabile flessibilità che il servizio richiede per renderlo competitivo.
Lo vogliamo sottolineare in modo chiaro: nei porti devono essere autorizzate ad operare imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, che abbiano tutti i requisiti di competenza e professionalità necessarie. 

Se si pensa invece che i porti dovranno diventare un luogo deregolamentato nel quale chiunque potrà operare si va incontro ad un far west che non danneggia solo il lavoro, ma l’insieme delle attività e delle stesse imprese.
Così non si crea sviluppo. Così si distruggono imprese. Così si distrugge lavoro anziché crearlo. Si vuole cancellare con un colpo di spugna l’art.17 della legge n.84/1994 “Disciplina della fornitura del lavoro portuale temporaneo” che conta 2000 lavoratori in tutta Italia e 24 sul porto di Bari.
Al Governo chiediamo di fermare il Disegno di Legge preparato dal Mise e questo procedere scoordinato con il MIT.
Al Governo annunciamo che dopo l’iniziativa nazionale della Filt del 19 dicembre che ha visto i nostri delegati impegnati in un volantinaggio nel porto di Bari e che anticipava preoccupazioni che sono diventate realtà non lasceremo che tutto si compia senza la nostra immediata azione di contrasto.