A distanza di qualche mese si scopre che uno dei primi atti firmati dall’allora neo sovrintendente della Fondazione Petruzzelli è una denuncia in questura. Nel mirino dell’indignazione di Massimo Biscardi – evidentemente disgustato da ciò che ha visto e chissà che non continui a vedere – è finita una bolletta telefonica di 10.316 euro e spiccioli, con scadenza fine febbraio 2014. Il periodo incriminato è quello dei due mesi precedenti all’emissione. A quei tempi si viveva un momento caldissimo, in cui si andava consolidando l’entità del buco milionario lasciato dal commissario Carlo Fuortes (sul quale torneremo con novità molto interessanti). La notizia della scaldalosa bolletta trapela dagli uffici amministrativi della Fondazione, in via Dante 25, dove evidentemente a qualcuno proprio non va giù che l’ente e il teatro dei baresi possano essere maltrattati in questo modo. La polizia starebbe passando al setaccio i tabulati telefonici del periodo compreso tra dicembre 2013 e la metà di febbraio 2014.

Secondo le confessioni del corvo, che ha visto personalmente il “bollettone” tutt’altro che pazzo, sarebbero state chiamate utenze in capo al mondo, anche Afghanistan e Nepal. Le telefonate sarebbero partite non di rado nel cuore della notte, quando gli uffici sono chiusi. Resta da capire se si tratti solo di chiamate effettuate da numeri fissi o se nel calderone siano finiti anche cellulari aziendali. Sta di fatto che qualcuno in quel periodo aveva le dita incandescenti e non aveva ben compreso lo stato di crisi che l’ente stava attraversando e per la verità ancora attraversa. A meno che qualche zelante impiegato non stesse organizzando concerti e spettacoli con noti direttori d’orchestra e artisti del Tibet, oppure non stesse mettendo in piedi farlocche coproduzioni come nel caso di quella col lirico di Cagliari in occasione di Elektra, quei numeri potrebbero nascondere telefonate a servizi erotici a pagamento. Rimbalzando di qua e di la, infatti, quei servizi pagati a caro prezzo con i soldi dei baresi, rimandano spesso a paesi lontani, in cui è difficile fare verifiche e accertamenti.

Siamo alle solite. Nonostante il periodaccio, i tagli, la danneggiata immagine dell’ente lirico, c’è ancora chi crede che il Petruzzelli sia una vacca da mungere, una gallina dalle uova doro, una repubblica indipendente dove ognuno può fare ciò che gli pare. Sempre che non sia stato un hacker che voleva causare un danno economico alla Fondazione, già abbastanza martoriata dal commissariamento.