Alle 08:00 comincia a suonare la consueta campanella, segnale dell’imminente arrivo di un treno. Gli aspiranti viaggiatori all’improvviso si moltiplicano sulla banchina. Molti avevano scelto, sino a pochi minuti prima, di non sfidare le temperature di quella che era stata prevista come una tra le giornate più fredde -siamo intorno agli 0°-, restando nella sala d’attesa. Il treno arriva, ma le nostre speranze di assaltare la diligenza vengono immediatamente spente come un cerino. Si rimane al freddo. Il treno in questione era quello per Matera che sarebbe dovuto partire un quarto d’ora prima. Si attende ancora, c’è chi fuma e c’è chi chiacchiera e un capannello si è formato intorno al macchinista che spiega che secondo il suo parere la situazione non migliorerà prima di gennaio e ci spiega che i ritardi sono dovuti ad accumuli causati dalla mancanza di un binario, quello sequestrato, disponibile. Leggo sfacciata incredulità sui visi di molti che a quel punto non si spiegano i ritardi, pure all’ordine del giorno, precedenti all’incidente.

Riusciamo a partire alle 08:27, con 18 minuti di ritardo. La notte ha lasciato un manto di brina sui campi e man mano che  ci si avvicina ad Altamura il paesaggio si fa sempre più canuto, sintomo che le temperature si erano fatte ancora più basse. Qui è prevista la consueta coincidenza. Quando ci fermiamo l’altro treno è già lì che ci aspetta, per la verità non capita spesso, ma stamattina siamo fortunati. A bordo la temperatura non è molto diversa da quella esterna, ma sin da subito si nota, nonostante siamo in piena settimana, l’assenza di molti tra i lavoratori pendolari abituali, i quali hanno preferito evidentemente raggiungere la loro destinazione con mezzi alternativi per non rischiare di cadere in ulteriori ritardi sul posto di lavoro.

Visto l’ampio spazio a disposizione sul mezzo, ognuno di noi si sente libero di scegliere letteralmente il proprio “posto al sole” per supplire alla mancanza dell’adeguato tepore sulle carrozze.

Il viaggio prosegue regolare tutto sommato, non ci sono fermate non previste o prolungate per più tempo del dovuto. Alle 09:47 arriviamo a Bari Scalo, ultima stazione praticabile dopo il deragliamento di venerdì scorso. Ci fanno scendere dalla carrozza  e veniamo incanalati sul lungo e labirintico ponte che sovrasta i binari e che ci conduce agli autobus sostitutivi. Quando mi trovo in cima ho la giusta visuale per stimare la situazione:  una fiumana sotto di me che esala vapore dalla bocca come locomotive, ma la sensazione è più quella di un esodo, di una diaspora.

Più che bruciare le tappe, come promettevano le recenti pubblicità, le F.A.L. stanno bruciando le tratte: gli autobus, bypasseranno il tratto incriminato e ci condurranno in pochi minuti in centro, di fronte alla sede Regionale…Sono le 09:51. Trentaquattro minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia.  Nessuna scusa, nessun rimborso.

In un comunicato stampa successivo all’incidente, il consigliere regionale Ventricelli imputa chiaramente i vecchi interessi e le vecchie logiche, che svolgerebbero ancora un ruolo condizionante, come causa principale dei continui disservizi, “nonostante  negli ultimi anni è aumentata l’attenzione e le risorse destinate dalla Giunta regionale pugliese alle FAL”.

Bruna Giorgio