“Nel caso la Carta delle Aree Idonee contenga un solo sito pugliese, continueremo a opporci con tutte le nostre forze alla scelta di individuare l’Alta Murgia come possibile luogo per lo smaltimento di rifiuti radioattivi. Il nostro è un NO a tutela della salute dei cittadini e della bellezza e della biodiversità di un Parco Nazionale, che rappresenta uno dei luoghi più singolari della Puglia e del Mediterraneo e candidato a entrare nel network dei Geoparchi dell’UNESCO”. Lo sostengono in una nota congiunta il presidente della Regione, Michele Emiliano, e l’assessora all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, in risposta alla notizia che la SoGIN ha trasmesso al Ministero della Transizione Ecologica la proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee. La società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, SoGIN, ha individuato 5 aree pugliesi ritenute potenzialmente idonee. Ma la Regione Puglia ha evidenziato come le aree non solo sono ampiamente caratterizzate dai criteri escludenti, ma presentano evidenti fattori “sfavorevoli” dai quali conseguirebbe la definitiva cancellazione dalla Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee.

Questa nostra posizione contraria a ogni ipotesi di utilizzo del territorio pugliese per il deposito di rifiuti radioattivi – spiegano Emiliano e Maraschio – è stata ufficializzata dal Consiglio regionale e si fonda su studi tecnici e scientifici condotti insieme a: Università, enti di ricerca, enti locali, agenzie regionali, associazioni e Ordini professionali, già portati a conoscenza della SoGIN e del Governo. Nessuna area pugliese, tra quelle individuate come deposito, ha finora ottenuto una classificazione ottimale e, inoltre, non è in grado di garantire le esigenze di isolamento da infrastrutture antropiche e da attività umane”. Nell’area fra Gravina in Puglia, Altamura e Laterza vengono prodotti 9 alimenti e 11 vini a Denominazione di Origine Controllata e Protetta. Lavorano 600 produttori del biologico e 270 aziende zootecniche ed è presente un ricco patrimonio culturale e naturalistico. Quest’ultimo va oltremodo preservato, poiché fonte primaria per il turismo, l’agricoltura e la pastorizia. “L’insediamento di un deposito di stoccaggio di rifiuti radioattivi inficerebbe irrimediabilmente la vocazione di questo angolo straordinario della Puglia a un turismo sostenibile, frutto di un intenso, faticoso e incisivo impegno della Regione, degli enti e delle comunità locali” concludono.