“Siamo arrabbiati e stanchi di respirare fumo tossico. Abbiamo più volte segnalato ai vigili urbani e ai vigili del fuoco ciò che accade presso il campo Rom che si trova tra Torre Quetta e lo stabilimento balneare il Trullo. Gli interventi da parte delle forze dell’ordine ci sono, ma vengono puntualmente disattesi”.

A parlare è uno dei tanti residenti del quartiere Japigia che da mesi, estate e inverno, a tutte le ore, sono costretti a respirare aria  inquinata a causa di grandi e piccoli roghi appiccati per bruciare materiale che va dalla semplice sterpaglia, alla plastica, alla refurtiva e alla spazzatura recuperata dai cassonetti e poi scartata perché ritenuta inutile.

“Non so se a generare i fuochi siano i Rom,  anche se tutto porta a loro, o se c’è dell’altro. So solo che non ne possiamo più e chiediamo all’Amministrazione un intervento risolutivo e, soprattutto, definitivo. Sappiamo che il campo è a norma – dice la signora che da Parco San Marco, luogo dove abita, è riuscita, dalla finestra della sua abitazione  a fotografare in più momenti  il falò poco lontano  e il fumo nero che da esso si è sprigionato. Dalle foto si vede chiaramente che dalle 7.00 di questa mattina fino alle 19.00, ora dell’ultimo scatto,  il fumo non si è ancora dissolto. –   Hanno luce e acqua – continua – In inverno i bambini vengono prelevati dai mezzi scolastici comunali. Sembrerebbero bene integrati e questi roghi non li capisco. Il fumo che rilasciano è fortemente pericoloso per tutti anche per loro e l’aria,  asseconda del vento, raggiunge la maggior parte delle abitazioni dei quartieri a ridosso del campo. Non è possibile continuare così”.

Gli abitanti di Parco San Marco e Torre Specchia, due grossi complessi residenziali di Japigia, popoloso quartiere di Bari, interessati dal problema in modo particolare, sono decisi ad andare fino in fondo.

“L’altro giorno le fiamme hanno raggiunto il campo Bellavista –  conclude preoccupata la signora – e solo l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco  ha scongiurato il peggio. Qui rischiamo tutti e nessuno interviene. Personalmente avrò telefonato al comando dei vigili decine e decine di volte, perché oltre alla tipica “fuliggine” del materiale plastico bruciato, che purtroppo finisce nei nostri polmoni, siamo costretti a chiuderci in casa, anche d’estate,  per il cattivo odore. Qualcosa di nauseabondo. Insopportabile. Quanto dobbiamo ancora aspettare? Basta.  Basta  davvero, abbiamo figli e prendiamo risposte concrete.  La pazienza ha ormai raggiunto il limite e non sono l’unica a sostenerlo”.