Con le prime esposizioni al sole con l’arrivo della primavera sul volto riaffiorano, dopo l’apparente regressione invernale, o compaiono, per chi non le aveva già, i cloasmi (dal greco Χλόασμα = diventare verdi) o melasmi (dal greco μέλασμα = diventare neri) che dir si voglia. Questi si manifestano come chiazze soggettivamente asintomatiche, di colore brunastro, non rilevate sul piano cutaneo, a superficie liscia, non desquamante, a disposizione prevalentemente simmetrica, di forma irregolare e dimensioni variabili. Essi sono l’espressione visibile di un abnorme accumulo di melanina a livello epidermico (cloasma superficiale), dermico (cloasma profondo) o in entrambe queste sedi (cloasma misto).

Sede elettiva del cloasma è il volto con localizzazione alle guance (cloasma malare) e/o al naso, glabella e labbro superiore (cloasma centrofacciale) e/o alla regione mandibolare (cloasma mandibolare) e/o alla fronte (cloasma frontale). Eccezionalmente cloasmi sono reperibili sul collo ed in sede retro auricolare. Secondo alcuni autori anche le chiazze pigmentate che spesso compaiono soprattutto agli arti superiori in donne in epoca postmenopausale sono da interpretarsi come cloasmi.

Questa patologia (ma forse sarebbe più giusto dire inestetismo) è assolutamente eccezionale nel sesso maschile (circa il 10% dei casi di cloasma sono uomini) e colpisce di norma donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza (di qui la abusata definizione di cloasma gravidico) o che assumano farmaci anticoncezionali, quindi donne in età fertile tra i 20 e o 50 anni, ed in donne in epoca peri e post-menopausale in caso di assunzione di terapia ormonale sostitutiva. I cloasmi sono rilevabili anche in donne, anche giovanissime, che non hanno mai assunto anticoncezionali né hanno avuto gravidanze.

Dal punto di vista eziologico è indubitabile il ruolo scatenante del sole; in alcuni casi sembra esservi una predisposizione genetica ripetendosi il fenomeno in diverse generazioni della stessa famiglia; i soggetti a pelle più scura sembrano particolarmente predisposti pur essendo i cloasmi rilevabili (meno frequentemente) anche in soggetti a carnagione, occhi ed annessi piliferi più chiari. Oltre a ciò le idee non sono ancora del tutto chiare. Oltre al sole sembra che siano in gioco fattori ormonali quali una eccessiva produzione di estrogeni e/o di progesterone (ma, forse, soprattutto quest’ultimo: i pareri sono alquanto discordi in argomento), disfunzioni ormonali (tiroide, surreni, ecc.) ma anche lo stress sembra possa giocare un ruolo determinante attraverso la liberazione di endorfine ed encefaline (teoria psicosomatica). L’assunzione di farmaci foto sensibilizzanti (sulfamidici, ansiolitici, alcuni antistaminici, ecc.), l’amiodarone, l’applicazione di cosmetici (soprattutto il bergamotto presente in molti) possono indurre la comparsa cloasmi acquisiti. Allorché non si evidenzi alcuna possibile causa scatenante si parlerà di cloasma idiopatico.

La diagnosi di cloasma è clinica ed anamnestica, l’esame alla luce di Wood (o luce nera: 340-400 nm) è spesso estremamente utile per la diagnostica differenziale e nel guidare la scelta terapeutica giacché è ormai noto che i cloasmi superficiali sono meno resistenti al trattamento. Rarissima la necessità di ricorrere ad un prelievo bioptico con conseguente esame istologico.

Poiché numerose sono le patologie che possono provocare pigmentazione del volto in qualche modo rassomiglianti al cloasma (malattia di Addison, foto tossicosi, lupus eritematoso, iperpigmentazione post-infiammatoria, ecc. ) una attenta visita dermatologia ed una accurata indagine ormonale, biochimica e strumentale che, eventualmente, includa indagini allergologiche anche con fotoapteni, non deve assolutamente essere disattesa. Soprattutto in questa ottica è importante non trascurare il fenomeno e consultare prontamente lo specialista dermatologo.

Per la prevenzione, l’unica cosa utile è evitare l’esposizione al sole utilizzando schermanti ad altissimo fattore di protezione da reapplicare ogni due ore e che contengano filtri cosiddetti fisici (ossido di zinco e/o biossido di titanio) e l’uso costante di copricapo a falda larga che ombreggi il viso. Lo sgradevole effetto bianco proprio del filtro fisico è oggi evitato dalla tecnica di micronizzazione, utilizzata ormai da quasi tutte le grandi case di paracosmesi.

Dal punto di vista prognostico dobbiamo dire che nel caso dei cloasmi in corso di gravidanza, assunzione di prodotti anticoncezionali, di terapia ormonale sostitutiva, la loro sospensione porta spesso, ma non sempre, alla progressiva regressione spontanea; così come il trattamento delle eventuali patologie di base.

Circa la terapia delle forme persistenti va subito detto che, benché il problema sia noto da tempo immemorabile ( Trotula de Ruggiero, dermatologa, cosmetologa e docente della Scuola Medica Salernitana, nel secolo XI prescriveva impacchi di zenzero e uova lasciate marcire in aceto) un trattamento certamente risolutivo ancora oggi non esiste. Soprattutto nelle forme superficiali si può ricorrere, con una qualche speranza di successo, al trattamento per diversi mesi con prodotti schiarenti a base soprattutto di idrochinone, acido cogico, acido azelaico, tretinoina, fluocinolone acetonide, ecc. variamente combinati tra loro, ma facendo attenzione agli effetti collaterali. In caso di irritazione sospendere immediatamente il trattamento e lenire la parte, ad evitare l’insorgenza della iperpigmentazione post-infiammatoria che accentuerebbe le macchie. Altri possibili trattamenti, ma da praticarsi rigorosamente da mani esperte, sono i peeling all’acido salicilico, tricloroacetico, glicolico, ascorbico, ecc. o le terapie fisiche mediante laser (Alessandrite, Rubino, frazionale, Q-Switched, ecc.), luce pulsata, radiofrequenza, ecc.

La medicina popolare prevede la possibilità di intervenire con impacchi a base di cipolla e aceto, melanzana, banana, ecc. Da non dimenticare, per chi li preferisce, le terapie omeopatiche, la fitoterapia, la Medicina Ayurveda, ecc. Provare per credere.

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.