Saranno pure abbattute le “case delle prostitute”, ma per il momento le proprietarie continuano ad esercitare indisturbate il mestiere più antico del mondo. Le abitazioni di fronte al lido di Torre Quetta sono frequentatissime, anche dopo il blitz in grande stile del 29 settembre scorso, quando fu sigillato con alcune travi di legno l’unico appartamento al primo piano.

Accanto al “residence del piacere a buon mercato”, all’interno del bar della stazione di servizio, ci assicurano che non è cambiato niente da allora. “Vattene bastardo”, tuona una delle occupanti al nostro arrivo. “Mio figlio e i miei familiari sono in Spagna – spiega una donna della Repubblica Dominicana -. Vado avanti e indietro per guadagnare il pane per la mia famiglia”.

Non sembra esserci un’organizzazione dietro le prestazioni delle donne straniere. Nessuno è venuto a fare la voce grossa per tutto il tempo in cui siamo stati lì a “dare fastidio”. Un paio di clienti se la sono svignata alla vista della telecamera. “Non faccio niente di male – continua la prostituta straniera – porto allegria ed evito che gli uomini violentino altre donne”.

Dal loro punto di vista il ragionamento non fa una piega. Il proprietario dell’immobile ha fatto ricorso contro l’abbattimento. Ci vorrà del tempo. “Ci sono tante donne in mezzo alla strada e nessuno fa niente. Io da qua non me ne vado, a meno che ad ordinarmelo non sia un giudice”, taglia corto la cinquantenne prima di chiudere la porta e tornare a prostituirsi. In fondo, non fa niente di male.