“Cinquantamila in una piazza calcistica come Bari è più di un numero. È un potenziale. È l’indicatore di una passione ancora più visibile nei momenti di difficoltà. Sono i cuori biancorossi che non smettono mai di battere, a prescindere dai confini geografici e dalla categoria. È il simbolo da cui nasce «50mila per il Bari», il progetto di azionariato diffuso aperto a tutti, tifosi, appassionati, piccoli imprenditori, cittadini, per poter partecipare attivamente al futuro del prossimo club biancorosso”. Dal fallimento della Fc Bari 1908, su cui ancora si deve scrivere la parola fine, prende piede e sostanza l’idea dell’azionariato popolare.

“Il progetto «50mila per il Bari» – si legge nel comunicato stampa inviato dai promotori – è una sfida e una scommessa per sovvertire il luogo comune secondo cui in Italia il modello dell’azionariato nel mondo sportivo non può funzionare. E nasce ora, in un momento di grande difficoltà per il calcio, non solo a Bari”.

“Negli ultimi 10 anni sono fallite 145 società, alcune più volte, da nord a sud. Bari, Parma, Ancona, Taranto, Sambenedettese, Pisa, Perugia, Reggiana, Triestina, Messina sono solo alcuni esempi. E in molti casi sono fallite con dolo, per mano di imprenditori che, da presidenti, hanno gestito la società senza criterio – sottolineano i promotori -. Questo dice che forse è il modello ritenuto classico a essere in crisi e che è arrivato il momento di iniziare a sperimentare in maniera strutturata e ragionata altre forme di gestione e partecipazione delle società sportive”.

“Oggi – prosegue il comunicato – ci sono strumenti che dieci anni fa non esistevano: i social, piattaforme per il crowdfunding, strumenti di project management per gestire gruppi di lavoro dislocati ovunque, aggregatori di comunità. E anche il sistema finanziario accetta oggi nuove forme di partecipazione, come l’equity crowdfunding, regolamentate dalla Consob”.

“Il modello su cui si basa «50mila per il Bari» – spiega il comunicato – è simile a quello che in Italia hanno già sperimentato il Parma, dopo l’ultimo fallimento, e nella scorsa stagione il Frosinone: i tifosi non si sostituiscono alla società, ma la supportano. L’obiettivo principale è quello di strutturare un progetto solido da presentare alla nuova proprietà biancorossa che si baserà sull’equity crowdfunding, ovvero un finanziamento dal basso al capitale d’impresa”.

“Al momento il progetto è in fase embrionale – specificano – quindi per seguire tutte le fasi e gli aggiornamenti è sufficiente iscriversi al gruppo Facebook 50.000 per il Bari – Azionariato diffuso e alla pagina Facebook 50mila per il Bari. Chi invece volesse partecipare in maniera attiva al progetto, affiancando i promotori, dovrà semplicemente inviare un messaggio privato sulla pagina Facebook“.

“I tifosi porranno versare una quota sulla piattaforma di crowdfunding – si legge ancora – con l’obiettivo di raggiungere una somma specifica, concordata con la nuova proprietà biancorossa.  In questo modo gli investitori/tifosi potenziali sottoscriveranno le azioni e/o le quote della società. Il loro coinvolgimento attivo nella vita e nelle politiche aziendali della società verranno normate da uno statuto e si differenzierà in base alla somma versata. La raccolta dei fondi avviene in maniera trasparente: i soldi vengono versati su un conto corrente vincolato di un istituto bancario italiano e vengono sbloccati solo al raggiungimento dell’obiettivo. Nel caso in cui l’obiettivo economico non dovesse essere raggiunto, tutti i tifosi che avranno versato una quota rientreranno in possesso del loro danaro”.

Per assicurare la partecipazione dal basso, l’idea dei promotori è anche quella di prevedere delle assemblee soci aperte a tutti su determinati aspetti più legati al mondo del tifo. La raccolta delle quote non è ancora partita per trasparenza e correttezza nei confronti di una piazza ferita: “Avremmo potuto costituire subito una società di capitali e iniziare la raccolta con una piattaforma di crowdfunding” scrivono i promotori nel comunicato “ma non ci sarebbe sembrato serio. La condizione perché il progetto diventi effettivo è che l’interlocutore sia la nuova proprietà: è l’unico modo per garantire trasparenza e certezza della destinazione delle quote versate. Non sono ancora state stabilite quote minime di investimento, perché sono dettagli che dovranno essere definiti con la nuova società. Sicuramente l’obiettivo è quello di rendere questo strumento aperto anche a quei tifosi che non hanno grandi capitali da investire, ma vogliono supportare la società”.

In fase di versamento delle quote i promotori avranno i medesimi diritti e doveri di tutti gli altri che aderiranno all’azionariato. Si tratta di un progetto condiviso e paritario, quindi i promotori dell’iniziativa in questa fase stanno avendo il solo compito di:

-attivare i contatti con i partner che serviranno per sviluppare il progetto;
-attivare i contatti con potenziali testimonial per la campagna di comunicazione;
-coordinare il tavolo di lavoro per verificare le modalità di sviluppo finanziario e legale.

“L’obiettivo è quello di avviare un progetto solido e strutturato da proporre alla futura proprietà – si legge ancora -. Anche per questo la parte di raccolta delle quote avverrà attraverso una piattaforma dedicata e accreditata Consob, che si occuperà anche di fare delle verifiche con l’anti-reciclaggio. Questo per garantire a tutti i tifosi che vorranno investire massima trasparenza e la certezza di rientrare in possesso della quota versata, in caso di mancato raggiungimento della somma minima di ingresso in società”.

“L’idea è nata subito dopo la mancata iscrizione della FC Bari 1908 al campionato di Serie B. Superato lo sconforto e la rabbia iniziali -prosegue il comunicato – confrontandoci in una chat fra amici su quello che stava accadendo ci siamo chiesti cosa potessimo fare nel concreto, come avremmo potuto mettere al servizio della città e dei tifosi la nostra passione per i colori biancorossi e le nostre competenze. Ci siamo detti che ciò che sappiamo fare meglio è rischiare e aggregare le persone. E così abbiamo fatto”.

“È nato il gruppo Facebook per iniziare a parlare del progetto in maniera aperta, capire quali fossero gli umori della piazza sull’azionariato, avere una indicazione sul numero di persone interessate a partecipare e soprattutto per aggregare tutte le energie che si stavano e si stanno muovendo in questa direzione. In base alle competenze di ognuno di noi, ci siamo divisi i compiti: abbiamo contattato Tifosy che è una piattaforma che si occupa di crowdfunding in ambito sportivo, legali e commercialisti esperti in diritto societario, ambasciatori disposti a supportare la futura campagna di comunicazione, tifosi che stavano già discutendo di azionariato. Siamo partiti in cinque – concludono – ma ora siamo più di 11mila e continuiamo a crescere”.