Il sapore dell’ultimo caffè in Italia è buono, anche se lo bevo in Autogrill, ma con Antonio, Carmelo, Giovanni e la sciarpa del Bari, miei compagni di viaggio verso la finale di Champions League a Kiev.

Il primo giorno è stato tranquillo: arrivato a Roma mi sono incontrato con un collega, abbiamo preso il camion regia e ci siamo avviati in direzione Venezia dove abbiamo dormito. Il resto della squadra veniva da Torino dove aveva caricato materiale.
Seicento chilometri precisi con due tappe per mangiare, un rifornimento di carburante e qualche pausa per sgranchire le gambe. A pranzo un ristorante cinese ed a cena un panino alle porte di Bologna.

Il “problema cibo” è una costante dei viaggi perché spesso anche un panino incide negativamente nell’economia di un lavoro e, per quanto l’Azienda non ci metta dei limiti, preferiamo sempre avere un occhio di riguardo e non spendere soldi inutilmente.

I limiti di velocità ben rispettati anche perché i mezzi sono tracciati via satellite e monitorati dal nostro ufficio e le multe sono detratte dallo stipendio.

Tenere i mezzi sotto controllo serve soprattutto per la nostra sicurezza: in Georgia ci permise di rintracciare due colleghi con cui avevamo perso le tracce da due giorni perché i telefoni gli erano stati rubati.

La notte del primo giorno l’abbiamo passata in una struttura che sembra molto quella dei motel ad ore ma a noi poco interessa, perché l’unica cosa importante è che sia pulito il letto e ci possiamo fare la doccia.

E dopo il caffè in Autogrill, pronti per il secondo giorno con una tappa a 750km passando per la Slovenia e fernandoci vicino a Budapest per la notte.

Serata allegra? Assolutamente no perché ci concentriamo sul viaggio e sulla responsabilità dei mezzi e delle attrezzature che portiamo appresso perché la sciarpetta del Bari, merita la giusta attenzione.