Quella coppa volevamo vederla alzare a Brienza, avremmo voluto vedere esultare Fabio Grosso, avremmo voluto vedere i goal di Kozák, di Galano, di Improtta, qualche prodezza di Berardi solo davanti a Ronaldo.

Volevamo vedere il Bari entrare allo stadio di Kiev ed uscirne da vincitore a testa alta.
Era il 29 Maggio 1991 quando allo stadio San Nicola gli jugoslavi dello Stella Rossa batterono i francesi del Marsiglia ai rigori 5 a 3. L’evento fu forse uno dei più importanti giocati nel nostro stadio e l’emozione era tanta, la stessa che si percepisce anzi, respira ad ogni finale.

Io, personalmente, non amo il calcio di oggi, dove piuttosto che aggregarsi ci si picchia oppure una vittoria o peggio ancora una sconfitta, decidono il proseguimento della settimana se non la tranquillità famigliare. Ma il tifo barese mi è sempre piaciuto, è genuino, sincero, altrimenti la birra all’unico tifoso del Pro Vercelli in trasferta nel 2016 non gliel’avrebbero mai regalata. È genuino il gesto di Francesco Nitti che si è (auto)proclamato ambasciatore dei tifosi e mi ha chiesto di portare in tour la sciarpa.

È genuino il tifo del mio amico e poi collega Gianni Daniele, che a Kiev ha condiviso con me per l’ennesima volta le fatiche di una produzione televisiva e che si offre ogni tanto di portare mio figlio Marco allo stadio, senza mai riuscire per via del lavoro.
È genuino il tifo di chi per vedere la finale ha comprato le pizze, ha cotto gli spaghetti, ha preso le birre, e si è messo a tifare Liverpool o Real Madrid anche se italiani.
La sciarpa è stata con me a bordo campo: ho provato a fare qualche foto con i giocatori ma le rigide regole della UEFA non me lo permettevano.

E con me ci sono stati i tifosi del Bari: chi mi ha regalato la sciarpa, chi mi ha fatto i complimenti per la foto accanto alla Coppa, quella originale che dopo poche ora sarebbe stata alzata dal Real Madrid, chi mi ha scritto chiedendomi una maglia o un autografo (assolutamente vietato per noi chiederli).

Anche questa volta, i nostri referenti spagnoli sono stati contenti, apprezzando lo sforzo di chilometri di cavo video e fibra audio stesa, di attrezzature testate, di salite e discese fatte di corsa, ma anche di tanti momenti di cameratismo con colleghi che vedi da tre anni e con cui ti saluti o mangi insieme senza neanche sapere come si chiamano, insieme a giocare una partita parallela con quella in campo.

Adesso mi aspetta il rientro a casa portanto i mezzi regia fino a Varsavia, in Polonia, e da qui in aereo con scalo a Roma fino a Bari. Penso che il lavoro è andato ottimamente, sicuramente per merito non solo della nostra professionalità ma anche per la sciarpa impregnata di empatico tifop e, siccome a metà Giugno mi aspetta un’altra trasferta importante, in Russia per i mondiali, invece di salutarci ci diamo un “arrivederci” in Russia: una nuova trasferta extra-pugliese dell’amica sciarpa.