Gli ultimi controlli, una prassi in questi casi, e finalmente mi consegnano il pass nominativo con foto, facendomi guadagnare di diritto l’ingresso nel circuito “finale Champions League” a Kiev.

La città, rispetto all’Ucraina che abbiamo incontrato fino ad ora, è il classico rovescio della medaglia, dove la ricchezza e l’evoluzione si contrappone alla povertà ed arretratezza della periferia. Le linee telefoniche che prima erano lente, ora sono relativamente veloci. Le strade non hanno molte buche, ma spesso si incontrano voragini.

Dall’ufficio accrediti, arrivare al broadcast compound (il sito dove si parcheggiano i mezzi televisivi) è un giro complicato che si completa quando passiamo in mezzo all’ospedale, prima di voltare dopo la camera mortuaria con tanto di funerale pronto a partire.

Parcheggiamo e calcoliamo al volo il posizionamento geografico per la parabola satellitare. Puntiamo in direzione dell’oceano Atlantico, un satellite a 38mila km da noi, in un complesso ragionamento che è più difficile a dire che a fare. E poi il passaggio cavi, attraverso un ponticello fatto apposta per l’occasione: ai giocatori e gli spettatori non piace vedere i cavi che pendono, quindi dobbiamo tenerli nascosti.

Ora ci aspetta un compito complicato, quello di allestire il nostro impianto, provarlo, stabilire una connessione satellitare con Barcellona che verrà controllata dalla centrale di Parigi, sistemare l’altezza della telecamera in base al giornalista, in base al cartellone pubblicitario per la partita, testare i microfoni, sincronizzarci con la regia principale per quello che è il colore della resa televisiva, discriminare diversi segnali e rispondere con il sorriso quando ci chiedono se va tutto bene.

In tutto questo troviamo qualche minuto per fare un giro intorno allo stadio, tutto squisitamente profumato di ex URSS. Un po’ mi ricorda l’Armenia, con edifici grandi e pittoreschi, che rappresentano la magnificenza della Madre Russia. Compriamo qualche altra scheda telefonica per i colleghi che arriveranno oggi al prezzo di 2,45€ con internet illimitato.

E poi di nuovo allo stadio, una nuova riunione operativa prima di cominciare il grosso del lavoro, con il pensiero che qualcosa possa andare storto anche se io, personalmente, scaccio il pensiero perché nulla potrebbe andare male. In tutto questo gibillero, la sciarpa del Bari è sempre qui, nel mio zaino, tra i grandi del calcio.