Non si possono fare le foto alla dogana, soprattutto se c’è ancora odore del comunismo russo, ma la busta di caramelle gommose a forma di orsacchiotto regalate al ragazzo che sta controllare i mezzi mi permette di farlo girare dall’altra parte pochi secondi e fare una sola, veloce, fotografia.

La sciarpa è entrata in Ucraina, dopo un viaggio tra Slovenia ed Ungheria; ma la dogana di Zàhony non è Kiev, mancano ancora 780Km prima di arrivare nella capitale dove il prossimo 26 Maggio si giocherà la finale.

Arriviamo alla dogana intorno alle 12, totalmente digiuni perchè negli ultimi 50km non abbiamo trovato neanche un ristorante aperto. Passiamo i controlli d’uscita con molta facilità, che però non troviamo all’ingresso ucraino. Consegnamo il materiale burocratico per far entrare le attrezzature tecniche, un foglio excel con 338 righi tra modelli, numeri seriali ed importi.

La polizia della dogana ci fa aspettare due ore durante il quale spulcia minuziosamente tutte le carte, poi ci chiede di aprire i mezzi e controlla se quanto scritto corrisponde al vero. Non sorridono ma non sono neanche sgarbati, e comunque le armi che hanno sotto braccio non lasciano dubbi sul fatto che non scherzano. Alle 18 le operazioni di dogana sono terminate, ci consegnano un foglietto timbrato e ci invitano ad uscire.

Da quel momento siamo isolati dal mondo perchè i telefoni non prendono, ma fortunatamente a pochi chilometri un distributore di benzina vende le schede telefoniche e con 4,90€ compriamo una scheda con internet. Scansiamo come giocatori di rugby qualche accattone che ci chiede soldi e ci avviamo per la prima tappa a Duliby, dopo esserci fermati a mangiare zuppa e pollo grigliato al modico prezzo di 9€ a testa, pagati purtroppo contanti con un prelievo “di fortuna” bancomat perché la carta di credito, in quella “no man lands” (terra di nessuno ndr) non è troppo conosciuta.

E con la sciarpa ben in vista sul cruscotto che veniamo fermati dalla Polizia per un controllo e per contestarci l’infrazione di aver passato una linea di sicurezza; questa volta gli orsetti non funzionano, serve una banconota da 200 Hryvnie, circa 6,50€, per farci salutare con un entusiastico sorriso dal poliziotto, che tiene il Kalashnikov come io tengo il cellulare.
Arriviamo in hotel che sono le 23.30 ora locale, un’ora avanti rispetto a Bari.

La ragazza della reception non parla inglese, come un po’ ovunque, ma il buon Google ci aiuta a farci capire. Prendiamo le stanze, grandi più o meno come casa mia, e ci ritiriamo nella notte, ma non prima di esserci fatti ancora una risata insieme ai miei compagni di viaggio, Antonio, Carmelo e Giovanni. Fa fresco questa sera, è umido e c’è una leggera nebbia, la sciarpa mi tiene caldo, saranno per caso i tifosi del Bari che mi accompagnano?