L’articolo con cui abbiamo dato notizia della stangata inflitta dal Tribunale Federale Nazionale alla Fc Bari e al suo presidente Cosmo Giancaspro, ha scatenato nei giorni scorsi le ire dell’avvocato Francesco Biga, soccombente per la vicenda in sede di giudizio insieme al collega difensore Pasquale Misciagna.

Biga, in un lungo post su facebook, ci accusava di aver descritto una verità diversa rispetto a quanto deciso dal Procuratore federale: “Bastava leggere la sentenza” aveva scritto il legale, forse ignorando il fatto che quella sentenza noi l’avevamo pure linkata nell’articolo, essendo liberamente accessibile, così da permettere a chiunque di leggerla.

La sentenza del Tribunale Federale Nazionale ha avuto come conseguenza un’altra reazione, quella della Pink Bari Calcio Femminile, chiamata in causa per il mancato accordo con cui la FC Bari ha tentato di attivare le modalità alternative di assolvimento previste, da cui la multa ai biancorossi e l’inibizione al presidente.

Se l’accordo non si è concluso, questo in sintesi il pensiero espresso dalle Pink in un comunicato stampa ufficiale, la colpa è esclusivamente della Fc Bari. I biancorossi potevano perseguire tre strade: “Tesserare altre 12 giocatrici rispetto all’anno precedente, acquisire il titolo di una società sportiva femminile di serie A o serie B, oppure sottoscrivere un accordo di licenza, per l‘utilizzo della denominazione, del marchio e dei segni distintivi, con espressa assunzione da parte della società maschile di farsi carico degli oneri di gestione”.

“Al termine della stagione sportiva scorsa, conclusa con l’entusiasmante promozione in serie A e il riconoscimento di essere scuola calcio elité, del sodalizio femminile – si legge nel comunicato delle Pink – l’Fc Bari 1908 a pochi giorni dalla scadenza, ha reso manifesta l’inequivocabile volontà di non acquisire il titolo sportivo della Pink Bari, proponendo un accordo di licenza in cui gli oneri di gestione fossero unicamente riconducibili alla fornitura di materiale sportivo”.

“Una proposta che riteniamo lesiva della dignità umana e sportiva” motivo per cui “Non accettiamo critiche e illazioni di chi prova, maldestramente, a buttarci fango addosso, accusandoci di avere immotivatamente non sottoscritto un accordo e che evidentemente pensava di utilizzare, con il minimo sforzo e senza quella vena imprenditoriale troppo spesso sbandierata a caso sugli organi di stampa, quale mero adempimento burocratico per eludere un obbligo normativo ed evitare una sanzione così come previsto dalla FIGC”.