di Italo Cinquepalmi e Tiziano Tridente

Gianluca Paparesta si è arrabbiato. Una conferenza stampa straordinaria, dettata dal malumore generale che, secondo il numero uno di via Torrebella, è vicino a destabilizzare l’intero ambiente. Ma neanche una conferenza, un vero e proprio monologo a cavallo tra il mea culpa e lo sproloquio. Accuse ai giornalisti, rei di non essere stati vicino alla squadra, con tanto di minacce di querele nel caso in cui venga messo in dubbio il vertice della società. Allora diciamolo: dietro Paparesta non c’è nessun fondo, nessun investitore. Unica pseudo notizia della giornata è l’eventuale (ma non ancora sicuro) ingresso in società della Ladisa Spa, che verrà prontamente comunicato a cose fatte, non prima.

Questa la premessa, il sunto di un incontro del quale ancora stentiamo a capire il motivo. Tranne che per la parte relativa al mea culpa. Paparesta si è preso la responsabilità di ogni situazione negativa, che ha messo in cattiva luce la squadra, l’allenatore e la stessa società. Tanto di cappello. Punto. Queste, invece, sono le dichiarazioni dell’ex arbitro di serie A.

 

IL MEA CULPASono il presidente del Bari e il primo responsabile anche quando le cose vanno male. Sono orgoglioso quando arrivano i risultati ma anche nei momenti di difficoltà è doveroso dare un segno. Ci metto la faccia di fronte ai tifosi e a tutti quelli che vogliono bene al Bari. Ma ci sono anche personaggi che non vogliono bene alla squadra.

L’ultima partita non ha soddisfatto nessuno, da me all’allenatore. Non facciamone un dramma, ovviamente partendo dalla consapevolezza che bisogna evitare prestazioni di questo tipo. Io sono di questa città, amo questa squadra. Non ho voluto prendere in giro nessuno. Ci sono e ci sarò sempre. Ripeto, non voglio ingannare nessuno. Bisogna essere in prima persona e oggi sono qui, presente, per non sottrarmi alle critiche.

Io per primo ho sbagliato nei proclami ma c’è ancora un po’ di tempo. I numeri parlano chiaro. Ma non meritiamo quella posizione. I goal e le prestazioni arriveranno, con il sudore quotidiano. Stiamo lavorando per la prima squadra ma non dimentichiamoci il settore giovanile. 

IL PROGETTO – Esiste un progetto, che si costruisce con forza di volontà, grande solidità, anche economica. Abbiamo un pubblico unico, meraviglioso, che non smetterò mai di ringraziare. Sfido chiunque a dire che il Bari non debba salire in serie A. Io lo voglio e so che meritiamo la massima categoria. Il progetto non si costruisce in pochi mesi. Ma il campionato si è messo in maniera diversa. Ora quindi dobbiamo pensare partita per partita e alleggerire la pressione sull’allenatore, oltre che sui ragazzi. Con Nicola ci toglieremo tante soddisfazioni. 

GLI STIPENDIQualcuno si diverte a dire che non ci sono soldi. Gli stipendi di novembre sono stati pagati il 5 febbraio e quelli di dicembre il 6 febbraio. Ecco, alcune voci fanno male all’ambiente e alla squadra. Chi vuole essere al nostro fianco deve sapere che bisogna pensare positivo. 

La prossima in casa è una partita importantissima. Il girone di ritorno aveva portato un trend positivo. C’è ancora tantissimo da fare. C’è chi dice che peggio di così non poteva andare. Ma qualcuno ha la memoria corta. Io invece mi ricordo prestazioni peggiori. Ci hanno accusato di aver stravolto la squadra. Ma quale squadra? Quella che non è andata in serie A? So solo che alcuni giocatori che l’anno scorso erano in grandissima forma, quest’anno hanno avuto un calo. 

Per quanto riguarda lo stadio, ci stiamo lavorando. Stiamo ponendo riparo con soldi della società. C’è un’azienda locale che si sta occupando del ripristino dei teloni. Ma abbiamo toccato il fondo e dobbiamo ripartire. 

LOTITO – Ho dato mandato ai miei legali per tutelare me e la mia società da chi mette in dubbio i reali proprietari. Tutti i movimenti economici sono consultabili, con contratti, fatture e distinte bancarie. Lotito? Ho ottimi rapporti con lui ma non fa parte di questa società. Con la Ladisa stiamo valutando una possibilità d’ingresso.

L’ALLENATOREMassima fiducia a Nicola. I risultati non ci aiutano ma ho guardato negli occhi il tecnico, lo sento parlare e mi piace il suo atteggiamento propositivo, come si rapporta con i ragazzi.