Il Comune di Bari è tra i primi firmatari della “Rete delle città italiane per una politica innovativa sulle droghe”. L’iniziativa, intrapresa dagli assessori al Welfare dei Comuni di Bari, Bologna, Milano, Napoli, Torino e della Città metropolitana di Roma, è stata presentata ieri mattina, 23 giugno, nella sala stampa della Camera dei deputati. Si tratta di un’intesa (inedita per gli enti locali) nata per chiedere una riforma della legge e delle politiche sulle droghe e favorire un ruolo di maggiore responsabilità civile e istituzionale degli amministratori locali che intendono impegnarsi attivamente, per avviare un processo di riorganizzazione sul fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti. L’obiettivo è sperimentare modelli di regolazione e mediazione del consumo, per garantire accessibilità e vivibilità dello spazio urbano per tutti; e, inoltre, promuovere politiche centrate sulla salute e sui diritti.

Le ragioni della scelta, scaturita anche attraverso il dialogo con realtà della società civile, sono esplicitate nella Carta di intenti presentata oggi: “Le nostre città sono da tempo la scena di cambiamenti rapidi ed epocali intervenuti nei modelli e negli stili di consumo delle droghe, legali e illegali, tra la popolazione. Da una parte si sono moltiplicate le sostanze psicoattive usate secondo diversi modelli di consumo tra diverse aree di cittadini socialmente integrati e nella popolazione giovanile; dall’altra, si sono complicate la realtà e i rischi connessi delle persone socialmente emarginate che consumano droghe, la cui condizione è segnata dai processi di impoverimento che investono le nostre città”.

Per questo è necessario “modificare il senso e la direzione delle politiche locali – è riportato nella Carta –: da un susseguirsi di emergenze a un insieme di ordinari fenomeni interni alla vita e alla quotidiana convivenza sociale delle proprie città. Pertanto, la doppia lettura del consumo di droghe, in termini di devianza e patologia, si è rivelata del tutto inadeguata a nuova una lettura del fenomeno, che non consente né di comprendere né di gestire”.

Secondo gli amministratori locali bisogna superare un approccio che confida prioritariamente su risposte penali e securitarie, che hanno avuto “in tutta evidenza un risultato fallimentare di fronte a questa complessità, sia a livello globale che nazionale e locale”, e adottare un’analisi razionale e realistica che indichi come “i consumi di sostanze non possano essere eliminati dalle nostre città ma possano e debbano essere gestiti mitigandone l’impatto problematico, prendendosi cura della qualità della vita e della salute di tutti, sostenendo le persone ad adottare comportamenti responsabili; oltre a promuovere la convivenza sociale”.

Tra gli impegni dichiarati nella Carta, vi è quindi quello di “chiarire e accrescere il ruolo delle municipalità e delle aree metropolitane nel governo del fenomeno, anche attraverso un migliore coordinamento con le ASL e con tutti gli attori istituzionali e sociali coinvolti – inclusi i consumatori stessi –, per attuare strategie di intervento più adeguate”. Una prospettiva in continuità ideale e politica con quanto, dalla fine del secolo scorso, si sta praticando nelle maggiori capitali e città europee, al centro della più significativa riforma in tema di droghe: Riduzione del danno e Limitazione dei rischi (RdD). Proprio le città hanno spesso anticipato e smosso i Governi nazionali (dalla prima conferenza delle città europee di Francoforte, nel 1990, alla più recente di Praga, nel 2016).

Per le città italiane aderenti alla Rete, la sicurezza deve     “garantire, valorizzare e potenziare – in sinergia con le ASL – l’apporto degli interventi di RdD nella loro duplice valenza di promozione e tutela della salute e dei cittadini e di mediazione sociale”. In particolare, diventa importante promuovere “protocolli di sperimentazione e/o sviluppo di interventi già validati a livello europeo e internazionale quali ad esempio le Stanze per il consumo sicuro, il delegato del Sindaco e il Consiglio della notte per la valorizzazione della vita notturna e la gestione armonica dei diversi contesti del divertimento urbano”. La parte più innovativa della Carta, in questa prospettiva, è la fiducia nella possibilità di una mediazione e convivenza tra gruppi sociali e interessi diversi e nella fine di un contrasto repressivo dannoso per tutti, anche al fine di eliminare “ogni discriminazione basata sui comportamenti di uso”.

“Le città – si legge ancora – devono essere incluse come attrici anche nei processi di riforma, definizione, valutazione delle politiche sulle droghe a livello nazionale e regionale”. Il prossimo autunno i promotori della Carta proporranno ai Comuni e alle Città metropolitane di aderire alla Rete, attraverso un calendario di iniziative pensate per aprire un confronto sul proposte e sperimentazioni possibili con tutte le istituzioni.

“Costruire reti e alleanze tra enti territoriali, istituzioni, realtà sociali e comunità civili rappresenta il percorso più efficace per incidere in maniera integrata e interdisciplinare sulle politiche e sui fenomeni di disagio socio-psicologico che impattano sulle nostre comunità – commenta l’assessora al Welfare Francesca Bottalico –. In questa direzione l’impegno della Rete delle città italiane sarà quello di attivare un percorso nazionale coordinato (di confronto e impegno) su una nuova politica di contrasto alla diffusione e all’abuso di droghe – in un’ottica preventiva e di reinserimento sociale –, mettendo al centro la persona e i suoi diritti, le reti solidali e la creazione di percorsi virtuosi di collaborazione a più livelli istituzionali. Come assessorato al Welfare della Città di Bari collaboreremo in maniera che si costruisca insieme un orizzonte di senso che agisca tanto sulle pratiche sociali e socio-sanitarie, quanto sulla cultura e la promozione della salute, attraverso l’educazione, la formazione e la presa in carico integrata”.