Quando agli inizi di ottobre dell’anno scorso siamo entrati a casa di Lello e Angela, eravamo consci del fatto che a Bari, così come in altre parti d’Italia, c’è gente che vive in quelle stesse barbare condizioni.

Da quel momento di casi simili a quello dei due fratelli ne abbiamo incrociati tanti, troppi. Quello di Pinuccio, però, un uomo di 58 anni del quartiere Madonnella di Bari, merita la ribalta e non per il desiderio di trasformare il suo dramma in una seconda “epopea del recupero”, piuttosto per sottolineare ancora una volta che “la burocrazia ci ucciderà tutti”.

Pinuccio abita in una palazzina popolare, vive da solo da circa due mesi, ovvero da quando la sua compagna è stata portata in una comunità. Ha problemi di alcolismo, soffre di manie persecutorie, ha difficoltà a riconoscere le persone, ha minacciato più volte il suicidio.

Insomma, vive in un mondo tutto suo con la fortuna di avere accanto vicini comprensivi e pronti a battersi anche per i suoi diritti. La storia di Pinuccio è l’emblema di un cortocircuito, quello di un sistema che si perde troppo spesso nelle carte e rinvia la comprensione di un’emergenza.

I servizi sociali sono stati informati da una quarantina di giorni, a loro volta hanno informato del caso la Procura per la nomina di un amministratore di sostegno. Due professionisti hanno rinunciato all’incarico e adesso si aspetta la firma dell’avvocato che seguirà Pinuccio, potendo così intervenire per la messa in sicurezza dell’uomo e la sanificazione dell’appartamento.

Il caso è noto, anche al Serd, che segue il 58enne a causa della sua patologia. Nell’appartamento sono entrati in tanti, ma finora – per colpa della burocrazia – Pinuccio vive come una bestia tra i suoi escrementi, convinto di avere ancora al suo fianco la ex compagna, il suo animale e un sacco di storie immaginarie da raccontare.