Oggi 2 aprile si celebra la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. Mentre famiglie e associazioni chiedono maggiore sostegno, soprattutto ora che si trovano ad affrontare le restrizioni dovute alla pandemia, una mamma, educatrice di professione, ha deciso di raccontare la sua storia, dal momento del ricovero, fino ai piccoli grandi progressi.

LA LETTERA

Ho iniziato 4 anni fa, avevo 34 anni, ad affrontare una situazione più grande di me, una situazione che non tutti sono in grado di affrontare fin da subito per ovvie ragioni. Durante i 10 giorni di ricovero in neuro psichiatra mi sentivo persa, anche se non lo dimostravo, ma ero catapultata in una realtà sconosciuta tutta nuova.

I giorni non passavano mai e le notti erano interminabili, talvolta accompagnate da chiacchiere amichevoli tra dottoresse e mamme, pianti silenziosi e scleri notturni di alcune mamme, coccole e risate innocenti di bambini. Le mattinate invece trascorrevano con un via vai di medici, esami anche alle 4:00 del mattino, visite con i familiari amici, colloqui con noi genitori dagli psicologi e urla incessanti di bambini per fare dei controlli medici e tanto altro.

Non mi dimenticherò mai quando alle ore 23:00 due giorni prima dell’uscita del ricovero, la dottoressa mi disse: “Sa signora ci ha sempre visto sui bambini degli altri e non doveva capirlo su suo figlio?” In quel momento non sapevo se essere fiera di me stessa o sentirmi sconfitta perché, sì dentro di me anche se c’era sempre stata quella convinzione, speravo fino all’ultimo che qualcuno mi tirasse un pizzicotto e mi dicesse: stai sognando!

Quando si esce da un ricovero del genere, sei catapultata nel mondo reale. Sapete per un genitore non è affatto semplice, perché viviamo in un mondo dove le barriere architettoniche ahimè esistono, dove le difficoltà scolastiche emergono, un mondo dove vige anche il falso buonismo per ignoranza. Non mi è stato concesso di pensare al dolore in quanto mamma, sapete perché? Perché non potevo fermarmi per il bene di mio figlio e da ex educatrice ho sempre saputo che per lui il tempo è sempre stato prezioso, sempre lo sarà.

Mi sono fatta forza, ho imparato ancora una volta a reagire, perché non avevo scelta e ho lottato con tutta me stessa per far capire agli altri che talvolta la disabilità può diventare un’abilità unica nel suo genere. Talvolta mi sento impotente, ho bisogno di alleggerire le spalle perché da tempo sono cariche di pesi che non ho voluto e non ho scelto, ma nonostante tutto continuerò con una ruga in più a lottare per apprezzare i piccoli ma anche i grandi progressi di Giuseppe perché dietro di lui ci siamo noi, c’è la sua famiglia, ci sono le sue insegnati, le dottoresse ABA, ci sono gli amici e c’è anche lui da lassù (chi mi circonda con affetto non fa altro che ricordare questo aspetto) insomma per tutto questo mio figlio è fortunato perché tra l’altro si lavora sodo in tutti i sensi.

Concludo con il dirvi che anche quest’anno, celebro la giornata sull’autismo con la consapevolezza di quello che stiamo vivendo ad oggi, un periodo storico immagino traumatico per tutti, ma nonostante tutto auguro alle famiglie di poter avere la forza di affrontare e avere la caparbietà di non arrendersi mai.