Spenti i riflettori Umberto è ansioso, più solo. Il suo desiderio più grande è quello di andare a fare una passeggiata. I suoi parenti non vogliono avere più a che fare con lui e i rapporti con il vicinato, anche per colpa sua, sono pessimi.

Umberto, lo ricordiamo, è il barese ultra 85enne aiutato più di un anno fa dal programma di Barbara D’Urso, Pomeriggio Cinque, che ha cercato di restituirgli un po’ di dignità, iniziando dalla pulizia della casa trasformata in discarica. Accendere i riflettori su un caso come il suo non basta, anzi. Di certo non spetta a un programma televisivo o a una testata giornalistica prendersi carico della vita di un uomo in evidente difficoltà.

In questi casi noi giornalisti siamo spesso accusati di sciacallaggio. La cronaca del dolore per fare audience o visualizzazioni. In realtà queste storie mettono a nudo un sistema di welfare non sempre in grado di dare risposte sufficienti.

Tante volte siamo intervenuti noi stessi affinché venisse ridata speranza a persone che a modo loro gridavano la propria disperazione. Lo abbiamo fatto per Morris, per Pino o per Anna. Lo stiamo facendo per Lello e Angela, Walter e Corrado e di certo continueremo a farlo quando ci verrà chiesto di tendere una mano. Tutto senza avere un ritorno economico, anche se in questi casi monetizzare i video avrebbe potuto portare un aiuto in più ad ognuno dei protagonisti di questi drammi silenziosi.

La solitudine di Umberto è palese. “Un paio di volte sono caduto in casa nell’ultimo mese e per fortuna avevo con me il telefono e ho potuto chiamare i Vigili del Fuoco. La solitudine mi sta uccidendo. Non ho nessuno. Voglio bene a Giorgia e saluto Angelo anche se abbiamo avuto qualche incomprensione”. Giorgia e Angelo sono la giornalista e il cameraman che più di tutti sono stati vicino a Umberto in quel periodo.

La difficoltà nel deambulare lo ha costretto a vivere nella sua camera. È tornato a mettere vicino al letto immondizia, spesa e un pericoloso fornello elettrico. Dai vicini abbiamo saputo che a volte litiga con il ragazzo incaricato della pulizia della casa e spesso decide di non farlo entrare, minacciandolo e apostrofandolo in malo modo. “Non paga né l’affitto né il condominio. L’assistente sociale dice che non è facile. In considerazione delle sue condizioni dovrebbe stare in un posto in cui possa davvero essere aiutato”.

“Quando tornate a trovarmi?”. Umberto ce lo ha chiesto tante volte, facendoci capire che ha bisogno di compagnia. Persone così non devono essere lasciate mai sole e Umberto, come tanti altri, ha bisogno di aiuto non solo per la casa, ma soprattutto per lenire i malanni della vecchiaia. Gli hanno sequestrato l’auto e ritirato la patente. Per andare a fare la spesa o dovunque altro chiama il taxi. Necessità, ma soprattutto voglia di compagnia. Prendersi cura di qualcuno, soprattutto di quanti in apparenza sembra non vogliano essere aiutati, non è mai facile, ma abbiamo il dovere di provarci.